L'INTERVISTA

martedì 2 Luglio, 2024

Calcio Trento, l’ex mister Baldini attacca dopo il mancato rinnovo: «Io trattato come un mercenario»

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Il tecnico, in procinto di accasarsi al Lecco, svela i retroscena della trattativa sfumata il mese scorso: «Piazzi? Non mi piacciono i tuttologi»

Del mancato rinnovo di Francesco Baldini si è detto e scritto tanto. L’unico a non aver mai raccontato come sono andate le cose (per lo meno dal suo osservatorio) è stato però il diretto interessato che ha preferito non commentare a caldo attendendo la naturale scadenza del contratto che lo legava al Calcio Trento. Ora però l’allenatore toscano – che la prossima stagione salvo improbabili colpi di scena guiderà il Lecco – ci tiene a fare il punto della situazione.
Mister, da cosa vogliamo cominciare?
«Sul mio cellulare conservo il video registrato dalla curva “Mair” del rigore di Anastasia contro il Renate che ci ha dato la sicurezza matematica di poter accedere per la prima volta nella storia del club di playoff di serie C. Ecco in primo luogo voglio salutare con tutto il cuore i tanti tifosi che seguono con passione i colori gialloblù, sino ad ora non ho avuto la possibilità di farlo. Il mio sogno era riuscire a vedere lo stadio “Briamasco” pieno, purtroppo non è andata così eppure eravamo sulla buona strada. Per tutto questo, e per avere avuto modo di conoscere una città meravigliosa, ringrazio il presidente Mauro Giacca e il consiglio d’amministrazione».
E poi cosa è successo?
«In estrema sintesi potrei dire che i miei tempi e quelli del club ora non collimano. In questo momento la voglia e la fretta che ho, insieme al mio staff, di crescere e frequentare categorie superiori sono diverse rispetto a quelle della società».
Questo quando lo ha capito in modo definitivo?
«Semplicemente quando mi è stato comunicato che la trattativa era saltata; è stata una decisione presa in maniera unilaterale dal Trento. Il giorno seguente la cena di fine stagione mi sono incontrato con il presidente Mauro Giacca, il direttore sportivo Giorgio Zamuner e il direttore operativo Luca Piazzi. Al termine del confronto tutto sembrava fatto tanto che avevo anche cominciato ad interfacciarmi direttamente con l’ingegnere responsabile dei lavori allo stadio. Poi qualcosa è cambiato in maniera radicale».
Può entrare più nello specifico?
«Penso abbiano capito che non avrebbero potuto mantenere quanto promesso. La mia strada è quella del professionismo totale senza compromessi. Se a Trento tutti i giocatori hanno a disposizione un appartamento per quale motivo il mio staff dovrebbe essere trattato diversamente? Ci sono ragazzi del settore giovanile che vengono accompagnati in giro con automobili del club e io non dovrei chiedere un mezzo di trasporto? Stiamo scherzando? Non accetto di essere trattato come un mercenario, come uno che ha continuato ad alzare le pretese economiche semplicemente perché non è andata così».
In effetti qui è passato questo concetto…
«Sono arrivato senza chiedere un euro in più rispetto a quanto percepivo a Perugia. Ho firmato un contratto di cinque mesi e non ho preteso alcuna garanzia per eventuali rinnovi obbligatori. Poi, una volta raggiunti determinati risultati, ho fatto le mie richieste. Senza mai cambiarle».
Nonostante la sua lunga esperienza prima come calciatore e poi come tecnico ci sembra che quanto accaduto l’abbia toccata. Ci è rimasto male?
«Sì, a Trento c’erano tutti i presupposti per fare bene, mancava l’ultimo piccolo salto di qualità. Con Giorgio Zamuner il rapporto era ottimo, la sintonia totale e con pochi investimenti avremmo potuto costruire un organico da primi quattro, cinque posti in classifica. E poi, il primo a firmare un contratto appena terminato il campionato è stato qualcuno che non c’entrava assolutamente nulla».
Si riferisce a Luca Piazzi?
«Certo, non mi sono mai piaciute le persone che si attaccano al petto le medaglie vinte dagli altri. Così come non ho mai digerito i tuttologi. Piazzi ha preso il patentino di allenatore due mesi fa, prima si è occupato di settori giovanili, andando ancora più a ritroso ha operato come direttore sportivo, direttore generale e osservatore. Ora dovrebbe fare il contabile e contatta allenatori e giocatori. Perché questo sta accadendo inutile girarci troppo attorno. Sarà un caso che la trattativa con il Trento si è arenata quando lui è entrato in gioco, alle coincidenze credo un gran poco. E c’è un’altra cosa…»
Prego…
«La prima persona che ho incontrato alla cena di fine stagione è stato proprio lui. Mi limito a evidenziare che il 99,9 percento dei dirigenti del calcio italiano avrebbero avuto il buon gusto di non presentarsi».
Insomma il politically correct proprio non le interessa?
«Sono fatto così e non ho alcuna intenzione di cambiare a 50 anni. Dico quello che penso, so di avere un carattere che a tanti può non piacere ma vivo bene lo stesso».