L’indagine Fim Cisl
martedì 30 Luglio, 2024
di Francesco Terreri
Un terzo dei lavoratori e lavoratrici metalmeccanici trentini sono a rischio per l’eccessivo calore in fabbrica e nei luoghi di lavoro. Anche gli altri operai parlano di disagio moderato o elevato, ma per oltre il 30% il disagio è molto elevato o insopportabile. E percentuali vicine a questa parlano di sintomi come l’astenia e l’affaticamento anomalo e il mal di testa. Lo rileva la Fim Cisl che, come ogni anno, ha lanciato la Campagna calore per prevenire malori gravi. «L’aumento delle temperature e l’intensificazione dei fenomeni di ondate di calore registrati negli ultimi anni in provincia di Trento – spiega la Fim coordinata da Paolo Cagol – impongono di non sottovalutare il rischio di malore e colpo di calore nel settore manifatturiero e industriale trentino, che da molti anni ormai chiediamo alle aziende più esposte e prive di adeguati sistemi di condizionamento di considerare “ambiente severo” dal punto di vista della valutazione del rischio e delle relative misure tecnologiche, organizzative e medico/sanitarie da adottare per garantire adeguati livelli di sicurezza per i dipendenti durante le fasi più torride del periodo estivo». L’indagine di quest’anno è stata condotta a partire da lunedì 15 luglio. Le segnalazioni pervenute sono 52 da almeno 17 aziende metalmeccaniche (la dichiarazione dell’azienda era facoltativa e in molti casi non è stata riportata). Nel 32,7% dei casi si tratta di giovani di età inferiore ai 35 anni, nel 50% dei casi di lavoratori e lavoratrici tra i 35 e i 55 anni mentre per il restante 17,3% sono over 55. Come prevedibile data la prevalenza maschile nel settore produttivo, solo il 28,8% sono donne, che sono però in generale più soggette a problematiche legate al caldo estremo. Tra i lavoratori che hanno inviato la segnalazione, il 30,8% dichiara un livello di disagio percepito moderato, il 38,5% elevato, il 23,1% molto elevato e il 7,7% (4 lavoratori) addirittura insopportabile. La Fim ha raccolto anche dichiarazioni sui sintomi riscontrati, oltre alla prevedibile sudorazione abbondante e continua nel corso della giornata (71,2% dei casi), comunque da non sottovalutare per i rischi di disidratazione e abbassamento della pressione correlati. Tra i principali sono stati segnalati: astenia e affaticamento anomalo nel 28,8% dei casi, mal di testa nel 26,9%, rossore o pallore cutaneo nel 5,8%, polso debole o accelerato nell’11,5%, instabilità emotiva e perdita di lucidità nel 17,3%, perdita di coordinazione o equilibrio nell’11,5%, crampi da calore nel 3,8%, iperventilazione (respiro affannoso) nel 15,4% dei casi e perfino vomito in un caso. «Un quadro sicuramente parziale e comunque serio – afferma la Fim – che impone di mantenere la massima attenzione su un problema crescente e subdolo, spesso trascurato da aziende e sottovalutato dagli stessi lavoratori, che va invece affrontato in ottica preventiva e soluzioni sia tecnologiche che organizzative in grado di garantire accettabili livelli di benessere anche durante le ormai abituali ondate di calore estive. Molte le misure implementate in diverse aziende negli ultimi anni, dall’erogazione extra di bevande, alla modifica degli orari di lavoro e all’aumento delle pause periodiche, la predisposizione di spazi idonei al riequilibrio termico dei lavoratori, alla riduzione dell’irraggiamento diretto, oltre agli interventi tecnologici di condizionamento o raffrescamento. Questo – conclude la Fim – senza dimenticare l’aspetto fondamentale ma spesso tralasciato della sorveglianza sanitaria da parte del medico competente per una corretta e puntuale valutazione di tutti i possibili fattori di rischio soggettivo».
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di Redazione
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