Rischio infiltrazioni

domenica 18 Giugno, 2023

Caporali in azione tra i primi 2.000 braccianti. Alberghi, acquisizioni sospette

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Non solo porfido: gruppi mafiosi e criminali si muovono tra agricoltura e mercati ortofrutticoli, turismo e trasporti. Allarme di Fai Cisl: pulmini in giro a reclutare migranti per i campi. Barbacovi (Coldiretti): preoccupati, 400 segnalazioni a Confcommercio

Nelle campagne trentine sono cominciate le prime operazioni di raccolta della frutta, come la raccolta delle mele piccole. Sono già arrivati da fuori circa 2.000 lavoratori stagionali, l’avanguardia dei 12mila-13mila braccianti, per un totale di almeno 18mila rapporti di lavoro, che affolleranno meleti e vigneti nell’ultima parte dell’estate per la fase più intensa della raccolta. Ma per reclutare questi primi lavoratori, denuncia il sindacato Fai Cisl, si vedono già pulmini che girano per i centri di accoglienza dei migranti. «Nessuna denuncia certa – dice la segretaria della Fai Katia Negri – Ma l’allerta c’è. Stiamo tenendo l’attenzione su qualche personaggio col pulmino che gira per reclutare migranti e portarli nei campi. Quando vennero le tante ragazze ucraine scappate dalla guerra, abbiamo verificato che fossero assunte in maniera corretta e in molti casi è stato così. Ma una parte di chi arriva da fuori viene sfruttato qui in zona». Si chiama caporalato grigio, non è sempre connesso alla criminalità organizzata, italiana o straniera. Ma è uno dei canali attraverso cui operano anche le mafie.
Ormai da tempo i rischi di infiltrazione mafiosa in Trentino non si limitano al porfido, sul quale sta procedendo la vicenda giudiziaria, che peraltro desta qualche preoccupazione per l’alto numero di patteggiamenti e di imputati a piede libero o quasi. In agricoltura l’area più critica è quella del lavoro irregolare, ma non c’è solo il caporalato. Coldiretti ha avviato da anni l’Osservatorio agromafie, il cui comitato scientifico è presieduto dal procuratore Gian Carlo Caselli. Le mafie, sostiene l’organizzazione dei contadini, operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni e altre azioni criminali. Ma viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e l’intermediazione e commercializzazione degli alimenti, compreso il trasporto e la gestione dei mercati ortofrutticoli. «L’episodio di Dimaro spaventa, è nuovo per il Trentino – afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi – Speriamo che le forze dell’ordine ne vengano a capo al più presto. Noi abbiamo l’osservatorio guidato dal procuratore Caselli con cui cerchiamo di monitorare i segnali di pericolo».
Confcommercio Trentino, dal canto suo, ha messo in campo da tempo l’ufficio sicurezza, in cui soci ma anche familiari, amici, altre persone e operatori possono segnalare illegalità di tutti i tipi, dalle violenze e lo stalking contro le donne alle acquisizioni sospette di alberghi da parte di società italiane o estere di origine non chiara. «Ormai arrivano due o tre segnalazioni al giorno, 350 o 400 in un anno – dice il presidente Gianni Bort – La preoccupazione che qualcosa sta accadendo c’è». Denunce anonime da donne oggetto di violenza vengono raccolte anche dai bar e pubblici esercizi. «Vengono da noi e noi ci facciamo carico di presentare denuncia». Tra le operazioni sospette, recenti cessioni di alberghi a società con sedi che cambiano, in Italia e all’estero. «Sono operazioni nell’ambito delle cessioni di crediti deteriorati da parte di banche e Casse rurali – spiega Bort – Segnaliamo tutto in procura, poi sono loro che verificano. Il territorio dobbiamo presidiarlo. Collaboriamo con le forze dell’ordine e con il commissario straordinario ed ex questore Alberto Francini».
Tra i comparti toccati dall’inchiesta Perfido e monitorati dagli investigatori c’è quello dei trasporti. Dove di recente è rispuntato una sorta di caporalato. Due colossi della logistica, entrambi controllati da gruppi francesi, Geodis e Brt, la ex Bartolini, sono sotto inchiesta a Milano e in amministrazione giudiziaria per un anno per la gestione scorretta di oltre 26mila autisti in capo a pseudo cooperative che fornivano servizi alle società di corrieri. Brt ha sedi a Trento e Rovereto. «Lo avevamo denunciato anni fa – ricorda Giovanni Giorlando della Fit Cisl – In Trentino non abbiamo grandi piattaforme come Piacenza o Novara, ma qualche coop che lavora qui per Brt viene da quelle parti».