cronaca
venerdì 14 Luglio, 2023
di Benedetta Centin
Il modus operandi era sempre lo stesso ed è riuscito per almeno una quarantina di volte secondo gli inquirenti. Un sistema consolidato, divenuto standard, per riuscire ad aggirare l’ostacolo accise su benzina e diesel: un raggiro che ha funzionato, almeno fino a quando non è stata scoperta la frode. O meglio, la maxi frode. È stata infatti stimata in oltre 1,2 milioni di euro. Di cui dovranno risponderne a vario titolo in sedici, e tra questi ci sono anche cittadini residenti fuori dall’Italia.
A quanto appurato dagli articolati accertamenti svolti, utilizzando diverse tecniche investigative, dall’Ufficio delle Dogane di Trento e dalla Polizia di Stato su delega della Procura di Trento, il carburante veniva trasportato su camion con targa estera che, una volta in Italia, trasbordavano quanto trasportato su autocisterne italiane. Ed è così che il carburante veniva poi commercializzato in totale evasione di imposta, a prezzi quindi più ridotti, in barba alla concorrenza, e soprattutto in barba allo Stato. Un raggiro ben congegnato, che ha riguardato ingenti quantità di carburante. Per gli inquirenti opera di un’associazione a delinquere finalizzata appunto alla sottrazione del pagamento delle accise dovute sulla commercializzazione di prodotti energetici per autotrazione. Un gruppo criminale che agiva, secondo quanto emerso, con un modus operandi standardizzato: un’attività illecita messa in atto, secondo le contestazioni formalizzate dalla Procura di Trento, per ben 41 volte. Eppure l’associazione a delinquere non l’ha fatta franca a lungo: al termine delle intense indagini è stata sgominata e ora sono sedici le persone che, coinvolte con vari ruoli e mansioni, ne dovranno rispondere.
Al termine dell’attività investigativa, i funzionari appartenenti al reparto Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Trento hanno infatti redatto, nei confronti dei questi sedici coinvolti a vario titolo, un processo verbale per la costatazione dell’accisa evasa corrispondente a quasi un milione di euro (per l’esattezza oltre 997mila 754 euro) e della relativa Iva pari a oltre 219 mila euro. Il verbale, notificato ai residenti sul territorio italiano, è stato invece tradotto in lingua inglese e notificato per mezzo di «raccomandata estera» anche alle altre persone coinvolte e residenti all’estero, oltre confine.