Lavoro

martedì 27 Agosto, 2024

Carenza di manodopera, la Cgil: «Occuparsi di salari e precarietà»

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Il segretario provinciale Grosselli: «Favorevoli alla creazione di un osservatorio». Intanto da qui al 2040 in Trentino 25 mila lavoratori in meno

«Conoscere le dinamiche del mercato del lavoro e le sue criticità è importante per costruire politiche del lavoro realmente efficaci. In tal senso la ricerca di Confindustria sul mismatch tra domanda e offerta è un utile strumento».  È il commento del segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli, ai dati pubblicati su «Il T», del rapporto Duemilatrentino sullo stato del lavoro in Provincia. Il sindacato, continua Grosselli,  «ci trova concordi anche la proposta di creare un osservatorio sul mercato del lavoro. In realtà questo strumento, richiesto anche dalle confederazioni sindacali, è stato inserito in legge con la Giunta Rossi. Non è, però, mai stato tradotto in concreto. È ora che il governo provinciale lo faccia, così come è tempo che dia attuazione agli Stati generali del lavoro nelle cui azioni, condivise, potrebbero trovare risposta diverse delle problematicità evidenziate dalle imprese nella difficoltà di reperimento delle risorse umane».
Grosselli nel nel contempo sottolinea anche come il problema della carenza di manodopera e delle difficoltà di trovare lavoratori solo legate a filo doppio alla questione demografica. «Ci piaccia o no il numero di attivi sul mercato del lavoro è in progressivo calo per la riduzione dei giovani e l’invecchiamento della popolazione. Questa riduzione è già in atto: tra il 2020 e il 2040 il Trentino è destinato a perdere quasi 25mila potenziali lavoratrici e lavoratori, cioè almeno il 7% della manodopera attuale. La sfida demografica va affrontata con misure strutturali e senza inutili pregiudizi sul piano della gestione dell’immigrazione» insiste il segretario.
Da ultimo, ma non sicuramente per importanza, per la Cgil del Trentino va affrontato il nodo della qualità del lavoro che ragazzi e ragazze trovano sul nostro territorio. Bassi salari e precarietà sono indubbiamente fattori che spingono i giovani, soprattutto quelli con i livelli di istruzione più alti, a proiettarsi oltre i confini provinciali. «Esiste una questione salariale legata all’occupazione giovanile che porta sempre più diplomati e laureati a spostarsi fuori dal Trentino. Anche a Confindustria ribadiamo allora che è tempo di superare stage e tirocini come prime forme di ingresso nel mercato del lavoro, favorendo invece contratti stabili anche potenziando ed estendendo alla formazione terziaria l’esperienza del sistema duale. Sul tema delle basse retribuzioni, vera emergenza nella nostra provincia, attendiamo ancora di conoscere le proposte della Giunta. Ad oggi abbiamo sentito solo proclami», conclude Grosselli.