L'intervista

sabato 21 Settembre, 2024

Carlo Budel: «Lascio Capanna Penia perché mi manca l’estate. Una notte arrivarono padre e figlia congelati»

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L'ultimo giorno del rifugista sulla Marmolada: «Aprirò un bed&breakfast. Dopo sette anni è tempo di cambiare ma se non trovano...»

Sette estati in Marmolada non saranno «Sette anni in Tibet», ma insomma…mica scivolano via così. Carlo Budel, «la sentinella delle Dolomiti» seguitissima sui social, ha annunciato che quello di ieri è stato il suo ultimo giorno a Capanna Penia, dopo sette stagioni sul tetto delle Dolomiti, in Marmolada a quota 3.343 metri: «Oh ragazzi, la gente pensa che sia facile stare quassù, ma sono sette anni che non passo un’estate come si deve. È una settimana che non vedo il sole, e sta ancora nevicando. Andavo a funghi e pescare, tutte cose che non ho più potuto fare. Torno a casa che l’estate è finita, ma io nella vita l’estate me la voglio godere», spiega. Cinquant’anni, feltrino, lui in vetta alla Marmolada era arrivato nel 2017, allorché Aurelio Soraruf, proprietario della Capanna Penia e del Rifugio Castiglioni Marmolada al Fedaia, il secondo rifugio più vecchio d’Italia che risale al 1914, cercava una persona che stesse alla Capanna. Da allora Carlo è divenuto «la sentinella delle Dolomiti».
Carlo, ma che fa…ma davvero lascia la Marmolada?
«Abbiamo l’obbligo di tenere aperto dal 20 giugno al 20 settembre. Finito. Ho comprato una casa dalle mie parti, tra Feltre e Belluno, un posto bellissimo, isolato in mezzo a un bosco, dove parti a piedi e te ne vai su in montagna. Voglio farci un b&b. Prima, però, ci sono i lavori da fare che dureranno un anno e mezzo».
E i suoi follower, che sono tantissimi, come l’hanno presa?
«Ok, ma mica adesso smetto di andare in montagna eh…! Mi chiedono di fare almeno un altro anno, ma io ne ho già fatti sette. Sette estati equivalgono a due anni; significa che due anni della mia vita li ho passati qui, capisce?».
Senta, non è che di mezzo c’è una morosa? Sa com’è, di solito in ‘ste cose, in ‘sti cambi di vita, c’entra spesso l’amore…
«Ma no, nessuna morosa. È che voglio tornare a godermi le estati; sono sette anni che non lo faccio. Tra l’altro, adesso non arriva su nessuno, c’è l’esercito che fa esercitazioni e chiudono la strada. Ieri un mio amico l’ha trovata chiusa e non ha potuto arrivare su al Passo da Malga Ciapela. Quest’anno la stagione è stata strana, in pratica giugno e settembre non ci son stati perché c’era sempre brutto tempo. Si è concentrato tutto a luglio e agosto. Adesso è tutto ghiacciato, ha tirato vento da nord a 170 km/h, stavo qua dentro a otto gradi sottozero. Ora il vento è calato e si sta già meglio».
E cosa le rimane di queste sette estati in Marmolada?
«A me questo posto ha dato moltissimo, e ringrazierò sempre Aurelio (Sorauf, proprietario della Capanna Penia e del Rifugio Castiglioni Marmolada al Fedaia, ndr) per avermi permesso tutto questo. Qui ho respirato la libertà; ti svegli la mattina e pensi che sei l’uomo che sta più in alto sulle Dolomiti, vedi albe e tramonti incredibili, conosci gente da tutta Italia e tutta Europa. Ma qui ho anche vissuto giorni molto dolorosi, e mi riferisco alla tragedia di due anni fa che ha fatto undici vittime. Sono cose che ti segnano profondamente».
Di libri ne ha già scritti, ma chissà quante cose ancora lei ha da raccontare…
«Un altro libro è in cantiere, ma non so ancora quando uscirà. Di cose strane quassù ne ho viste tante, tipo lo scorso anno, a giugno, quando c’era ancora tanta neve e alle 10 di sera c’era la tormenta: un tizio della Repubblica Ceca si presentò alla porta con la figlioletta di cinque anni in principio di congelamento che piangeva. Erano partiti il giorno prima, e avevano passato la notte in una grotta. E il padre si vantava pure di aver portato la bambina fin quassù. Qui di gente assurda ne conosci parecchia, roba da matti».
Il 20 settembre l’ultimo giorno; quando torna a casa?
«Sistemo le ultime cose, l’elicottero le carica, e domenica (domani, ndr) scendo al Passo. Poi, lunedì, me ne torno a casa mia».
Ho letto che vorrebbe prendersi un cane.
«Sì, Paris il mio amato cane è morto un anno fa. Adesso vado a casa e me ne prendo uno».
Programmi per l’inverno?
«Vediamo. Mi hanno chiesto di fare la stagione in un rifugio bellissimo, in Trentino, lontano dalle piste da sci e raggiungibile con le ciaspole o gli sci da alpinismo».
E qui alla Capanna Penia chi verrà al suo posto?
«Spero uno in gamba, che faccia star bene le persone che vengono qua a dormire. Un ragazzo lo avrei già trovato, è bravo, fa alpinismo, non ha paura della solitudine e vive in furgone col suo cane. Si vedrà. Il rifugio è abbastanza a posto, dopo Vaia con Aurelio abbiamo rifatto tutto il tetto. Bisognerebbe solo rivestire la parete a nord con dei pannelli per proteggersi dalle infiltrazioni del vento che quando viene da lì è bestiale».
Senta, ma non è che poi cambia idea e il prossimo anno qui ci torna lei?
«Oddio, se proprio non trovano nessuno, a quel punto vengo su io di nuovo. Piuttosto che resti chiuso, torno su».
Ah ecco, vede. E allora più che un addio potrebbe essere un arrivederci…
«Io voglio mettermi a posto la casa per fare il b&b, che comunque non sarebbe pronto per la prossima estate. In testa ho quello, ma se qui non trovano nessuno torno su io per un’altra stagione. L’ultima, punto e stop».