La reazione
venerdì 20 Settembre, 2024
di Redazione
«I dati sull’andamento dei prezzi sul mercato immobiliare trentino sono un’ulteriore conferma che nella nostra provincia esiste un grave problema abitativo: troppo ampio è il gap tra il costo delle case e il reale potere d’acquisto, peraltro ridotto anche a causa dell’inflazione degli ultimi anni». Inizia da qui l’analisi di Manuela Faggioni, segretaria di Sunia Cgil del Trentino (il sindacato degli inquilini) dell’inchiesta condotta dal «T» sul caro-casa in Trentino. Secondo Faggioni si tratta di «un problema presente da tempo sul nostro territorio che sicuramente si è acuito ulteriormente dopo la pandemia. A soffrire non sono solo le famiglie con i redditi più bassi e quindi in condizione di maggiore fragilità economica, ma anche molti nuclei a doppio reddito, il cosiddetto ceto medio che però non tiene il passo con i costi di affitti e rate di mutuo». Va da sé che se il tema della casa è diventato un problema per una fetta sempre più ampia di popolazione esso «non può trovare soluzione in provvedimenti spot o misure tampone. Servono al contrario una politica abitativa strutturata su investimenti di medio termine, che dia risposte sia nell’ambito dell’edilizia sociale, oggi in enorme affanno, sia del sostegno all’acquisto e all’affitto per il ceto medio, con un’attenzione particolare alle giovani coppie e nuove famiglie».
Nel sollecitare la giunta all’azione su misure concrete Faggioni individua due direzioni: l’edilizia sociale e il sostegno al ceto medio. «Sul piano dell’edilizia sociale quanto si sta facendo nel tentativo di ristrutturare gli oltre mille alloggi sfitti di Itea è un primo passo, ma ancora insufficiente: al ritmo previsto attualmente da Itea, sarà sistemato lo stesso numero di alloggi che ogni anno rientra a Itea, senza quindi riuscire a ridurre il numero di quelli attualmente sfitti – osserva il sindacato – Servono inoltre investimenti maggiori per finanziare la realizzazione di nuove case popolari e ridurre la pressione sul mercato delle famiglie in maggiore difficoltà. E allo stesso tempo serve immediatamente adeguare i canoni all’inflazione: oggi gli affitti degli alloggi Itea sono cresciuti, mentre la capacità di spesa reale è rimasta ferma se non addirittura ridotta. Indubbio che è altrettanto necessario che Itea venga messa nelle condizioni di operare nel modo più efficiente possibile».
C’è poi il ceto medio e dentro ad esso «famiglie che non sono povere ma non trovano alloggi adeguati alle loro capacità finanziarie. Un problema particolarmente pesante nelle zone a maggiore pressione turistica, ma non solo». In questo contesto secondo Faggioni è arrivato il momento «di sostenere con risorse adeguate il fondo di housing sociale, di aiutare le giovani coppie ad accedere al mercato immobiliare e incentivare anche il ricorso al canone concordato. Abbiamo sollecitato l’assessore Marchiori a interloquire con il Cipe per estendere questa tipologia di affitto agevolato anche agli altri comuni che hanno superato i 10.000 abitanti e a quelli più piccoli ma con forte pressione abitativa legata alle presenze turistiche. Non abbiamo avuto ancora alcun riscontro. Quel che sappiamo da analisi condotte a livello nazionale che negli ultimi anni gli affitti in media sono cresciuti più rapidamente degli stipendi mettendo in difficoltà molte famiglie e superando quella quota del 40% del reddito familiare che dovrebbe essere il tetto massimo del peso dei canoni sulle entrate di un nucleo familiare».