La reazione
martedì 9 Gennaio, 2024
di Margherita Montanari
Sono due i temi sollevati dal governatore Fugatti, ospite del Forum de «Il T» che non sono sfuggite allo sguardo delle imprese. Primo, il tema salariale sollevato dal presidente trentino che, deciso a trovare soluzioni sul gap tra il Trentino e il resto d’Italia, presto metterà intorno a un tavolo le categorie economiche. Secondo, la proposta programmatica di trasformare immobili pubblici in unità residenziali, recuperando a fini abitativi edifici dismessi. Ci sarà tempo per discuterne nel faccia a faccia con la giunta. Ma dai primi commenti a caldo, Fugatti trova una sponda nelle imprese. Sulle paghe basse dei trentini, c’è la consapevolezza di avere a che fare con «una criticità oggettiva», spiegano sia il presidente del Coordinamento provinciale imprenditori (Cpi), Mauro Paissan, alla guida anche di Confesercenti, e Gianni Bort, presidente di Confcommercio del Trentino. Quanto alla proposta sul fronte casa, gli imprenditori appoggiano il primo passo della Provincia, ma chiedono uno scatto in avanti. Insistono per «una revisione del piano urbanistico, che permetta di intervenire sugli immobili dismessi» e per un maggior coinvolgimento dei privati. Privati che già iniziano a guardarsi attorno: in vecchi alberghi dismessi, edifici della pubblica amministrazione, edifici produttivi da ristrutturare vedono l’opportunità per risolvere l’emergenza alloggi che si lega strettamente al problema strutturale delle risorse umane.
Maurizio Fugatti a fine mese convocherà attorno al tavolo le parti sociali per cercare assieme delle soluzioni sul tema de gap salariale «maggiore sulle posizioni di vertice e dirigenziali». Per gli aumenti di stipendio, il governatore ha proposto di legarlo alla produttività. Paissan mette le mani avanti: «Il tema è stato più volte sottolineato anche da parte delle imprese in campagna elettorale. La consapevolezza che questa sia una criticità oggettiva c’è». La domanda è cosa possono fare le imprese per migliorare i livelli delle retribuzioni. Il rappresentante delle imprese trentine non crede che per risollevare il potere d’acquisto dei trentini possa essere data una risposta univoca. «Parlare di salari comporta di affrontare un tema di sostenibilità delle imprese. Non tutte le attività hanno margine nei propri bilanci per introdurre misure di premialità della forza lavoro. Molte grandi imprese dell’industria lo fanno. Il problema sono piccole aziende, soprattutto del commercio. Non dimentichiamo che il costo del lavoro che grava sulle imprese è una spada di Damocle». È anche vero che proprio queste realtà «visto il rapporto con il lavoratore spesso improntato a familiarità, sono a conoscenza dei problemi che possono avere le famiglie» in questo momento di ridotto potere d’acquisto. «Sul fronte dei salari riscontriamo anche noi il problema sollevato da Fugatti. Saremo parte attiva per portare ad accrescere la base salariale dei nostri collaboratori. Ragionare sulla produttività e contare su risorse – anche marginali – messe a disposizione dal sistema pubblico, possono portare ad accrescere la capacità di spesa delle persone. Non dimentichiamo che questo ha ricadute positive anche sul Pil».
Il tema casa è un altro fronte «prioritario, che può fare la differenza per risolvere il cortocircuito domanda e offerta», sostiene Paissan. Fugatti ha coinvolto i Comuni sulla messa a disposizione di immobili pubblici da trasformare in unità residenziali. Ma dalle amministrazioni sono arrivate disponibilità solo per venti edifici. Non sufficiente a rispondere all’emergenza casa, che tocca da vicino anche le imprese. Diventa sempre più difficile trovare per i propri dipendenti in arrivo da fuori provincia una sistemazione, soprattutto nelle stagioni turistiche più affollate. «Con gli immobili pubblici la giunta può certamente aiutare il tessuto imprenditoriale – spiega Paissan – Questo può essere un modello da applicare anche al mondo dell’edilizia privata per dare alle imprese ancor più possibilità di manovra». Edifici privati da ristrutturare, con l’aiuto della Provincia, a patto di mantenere vincoli di housing sociale. Gli spazi messi finora a disposizione dai Comuni sono scarsi. «Va certamente implementata la quantità degli edifici pubblici messi a disposizione – commenta Bort – Ma non bisogna dimenticare tanti altri immobili, come gli edifici alberghieri dismessi, che potrebbero essere trasformati in strutture residenziali per risolvere un problema abitativo. Ci sono decine di migliaia di metri quadrati potenziali da sbloccare. Serve intervenire sul piano urbanistico per cambiare la destinazione d’uso. Come Confcommercio ci siamo già mossi per recuperare qualche albergo e recuperarlo per qualche lavoratore». La priorità, quindi, è la trasformazione urbanistica e il risanamento degli edifici.