Il caso
venerdì 20 Dicembre, 2024
di Redazione
«No, non ci sarò il 28 dicembre al Baluardo, anche se i buontemponi che lo gestiscono mi hanno inserito nel programma come ospite a sorpresa della serata. Non ci sarò perché non sono uno di quelli che, come si legge nel profilo Facebook del Baluardo, “ripensa con nostalgia ai tempi delle birrerie di Monaco”, perché non posso stare con chi ricorda “la fondazione dei primi fasci d’azione di Trento” e considera il “25 aprile la festa contro gli italiani del giorno prima”».
Così il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, declina l’invito alla re-inaugurazione del Baluardo, il locale punto di riferimento dei militanti di Casa Pound. Nessun “saluto ufficiale” dunque, nessuna “apertura della festa” da parte sua.
«In questi anni da sindaco ho dialogato con tutti, ho accettato tutti gli inviti, ho incontrato migliaia di persone – spiega Ianeselli – Ma c’è un limite che non può essere valicato. Quando si legge che il Baluardo ha aperto “quando ci dicevano che a Trento i fascisti non avrebbero mai avuto spazio” si rivendica un’appartenenza che va contro la legge», rilancia il sindaco, che prende le distanze dalla metafora della militanza come “trincea di lotta e sangue”, con cui «si ammicca a una cultura violenta in cui è impossibile riconoscersi».
«Quando si scrive “nessuno spazio all’antifascismo”- prosegue il primo cittadino – ci si mette fuori dalla nostra storia, che proprio sui valori dell’antifascismo è fondata: ovvero sul ripudio del manganello, dell’arbitrio, della discriminazione, del nazionalismo aggressivo e intollerante. Valori per i quali è morta la giovane partigiana Ancilla Marighetto, a cui è dedicata propria la via in cui si trova il Baluardo».
«Per quanto mi riguarda -conclude infine – “Il Baluardo” non è “l’avamposto più odiato, attaccato e invidiato del Trentino”. Assomiglia piuttosto ai fortini degli ultimi giapponesi rimasti a combattere nella giungla un nemico inesistente», ha chiosato Ianeselli.