I dati
sabato 20 Aprile, 2024
di Sara Russo
Mancano almeno 1450 posti letto nelle Rsa del Trentino. Lo dice un’elaborazione dell’Upipa che chiede alla Provincia aumentare il numero dei posti letto autorizzati. Attualmente sono 4.966, di cui circa il 15% è gestito dal Gruppo Spes e da privati, mentre il restante 85% è gestito dalle Aziende pubbliche di servizi alla persona, per un totale di 4.618 posti, divisi in 4.030 convenzionati e 588 privati. Il numero di posti letto autorizzati però è fermo alla Delibera della Giunta Provinciale, numero 2112, del 2009, dove si stabilisce che per le Rsa il numero di posti letto autorizzabili corrisponde al 10% della popolazione over 75 anni del 31 dicembre 2008. Nel frattempo, però, questa fascia di popolazione è notevolmente aumentata, così come la richiesta di un posto letto in Rsa, rendendo obsoleti i numeri di sedici anni fa. «Noi, a seguito degli incontri di zona, abbiamo attuato un’elaborazione dati -spiega Michela Chiogna, presidente di Unione provinciale istituzioni per l’assistenza, Upipa- Abbiamo cercato di dare un riscontro delle segnalazioni di tutte le varie zone territoriali del Trentino». Un’occasione di approfondimento che ha portato all’elaborazione di dati preoccupanti. «È la stata l’occasione per rivalutare, con dati rilevati recentemente, la situazione numerica delle Rsa -continua la presidente- Il nostro campione analizza i posti letto disponibili aggiornati al 1 gennaio 2024, che interessano le 42 Apsp di cui si occupa Upipa». Se si prende l’ultimo dato Istat disponibile sul numero della popolazione over 75, e si applica il principio del 10% dei posti letto, i posti che dovrebbero essere autorizzati diventerebbero 6.416, ben 1.450 posti letto in più rispetto a quelli autorizzati ora. «Se la Provincia non cambia le richieste e le esigenze che erano state fissate nel 2009, rispetto all’aumento demografico che c’è stato, i posti mancano -continua Chiogna- Ad oggi ne manca un numero molto consistente». Una copertura posti debole e distribuita male sul territorio, in quanto non uniforme. «Ci siamo chiesti anche come questi posti siano divisi nella nostra provincia, e, abbiamo constatato che non è uniforme su tutto il territorio», spiega la presidente di Upipa. Una Provincia spaccata, divisa in zone che risultano essere ottimali e zone che invece risultano essere molto critiche. «In alcune situazione la risposta è completamente soddisfatta, se non anche sovrabbondante rispetto al target che ci siamo posti, come per esempio nelle Valli Giudicarie, dove la risposta è soddisfatta al 13% -commenta Chiogna- Altre zone invece sono molto più critiche, come per esempio la Val di Non, dove viene coperta appena il 5% della richiesta, di cui il 20% è a pagamento». Una differenza preoccupante, a cui si aggiunge anche una cattiva distribuzione territoriale delle strutture a pagamento. «È un problema di cui stiamo già discutendo con i soci -continua la presidente- Ci deve essere anche maggiore giustizia sociale, perché la zona che ha meno posti, ma a cui accedono tutti viene fortemente penalizzata». Una problematica su cui pesa estremamente la lunghissima lista d’attesa. «Abbiamo un’attesa pesante anche per quanto riguarda i posti a pagamento -continua Chiogna- Ci stiamo chiedendo se sia giusto avere seicento posti a totale carico dell’utenza che però non sono sufficienti come risposta. Evidentemente vi accendo anche persone che rimangono in questi posti perché non trovano posto nelle Aziende». Una situazione che non migliora neanche se si vanno ad aggiungere i dati del Gruppo Spes. «Le zone critiche, anche aggiungendo le altre strutture, rimangono critiche -spiega la presidente di Upipa- Per esempio in Val di Non, dove non c’è la presenza di strutture di Spes, la situazione non migliora».
Un contesto a cui però ci potrebbe essere una soluzione. «Ci sono tre Rsa nascoste tra i corridoi -spiega Chiogna- Vogliamo andare oltre lo slogan una casa di riposo all’anno, perché ci rendiamo perfettamente conto che è un obbiettivo difficile da realizzare». Posti letto che già ci sarebbero ma che rimangono vuoti e inutilizzati. «Ci sono settantatré posti letto attualmente già disponibili, o con minime sistemazioni da dover operare, già presenti sul territorio -spiega la presidente- Abbiamo tante singole con una metratura sufficiente per poter essere trasformate in doppie e ben sessantatré case soggiorno inutilizzate». Un totale di duecentoventicinque posti letto che ad oggi sarebbero vuoti. «Noi chiediamo alla Provincia di rendere disponibili questi posti».