Il processo
mercoledì 1 Febbraio, 2023
di Benedetta Centin
Quelli che avvenivano nell’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento erano veri e propri maltrattamenti. Messi in atto in modo continuativo e in concorso da parte dell’allora primario Saverio Tateo e dalla sua vice Liliana Mereu. Concretizzati attraverso ingiurie, umiliazioni, ma anche percosse, atteggiamenti inquisitori e minacce di sanzioni disciplinari. Abbastanza per innescare di giorno in giorno una condizione di stress e paura nel personale infermieristico, medico ed ostetrico. Di questo ne sono convinte le pm Licia Scagliarini e Maria Colpani che hanno chiuso le indagini preliminari a carico dei due medici, che ora avranno venti giorni di tempo per farsi interrogare o per depositare una memoria difensiva. Scaduto questo termine, la Procura di Trento potrà esercitare l’azione penale. Chiedere quindi eventualmente il processo per i due che, assistiti dagli avvocati Salvatore Scuto e Franco Rossi Galante, hanno sempre allontanato le contestazioni formalizzate loro. Quella di abuso dei mezzi di correzione nel frattempo sarebbe stata assorbita all’ipotesi di reato più grave, quella di maltrattamenti. Avvenuti all’interno dell’unità operativa. La stessa dove ha lavorato Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 31 anni di cui non si sa più nulla dal 4 marzo del 2021, subito dopo il trasferimento dall’ospedale del capoluogo a quello di Cles da cui si era dimessa 24 ore prima della sparizione. È stato proprio il caso Pedri a innescare il procedimento che vede, stando all’ipotesi della Procura, ventuno persone offese tra ostetriche, infermiere e ginecologhe (tra cui la stessa Pedri). Parti offese che, assistite dagli avvocati Stefano Daldoss, Andrea de Bertolini, Paolo Dematté e Nicodemo Gentile, potranno costituirsi parte civile per chiedere i danni in un eventuale processo penale che potrebbe aprirsi. Tra queste la Procura ha individuato otto ginecologhe e un’infermiera come persone vulnerabili. Sono tutte state ascoltate nel corso dell’incidente probatorio che si è chiuso a dicembre scorso. In aula hanno raccontato, ancora provate e mostrando lacrime e turbamento, di pressioni e umiliazioni, del clima di tensione che si respirava in reparto. «Avevo paura da morire, per questo ho registrato» ha riferito una di loro davanti al gip Enrico Borrelli, spiegando che aveva registrato uno dei colloqui «inquisitori» nello studio del dottor Tateo. E ancora: «Era come stare davanti a un tribunale militare, ne sono uscita devastata, scissa» il resoconto, con la voce spezzata e pause quasi a trattenere l’emozione. E non è stata l’unica. A riferire degli episodi e di quelle sensazioni negative vissute allora, in un clima descritto come «nocivo». Un’infermiera ha spiegato anche di un episodio in cui la dottoressa Mereu l’avrebbe aggredita pesantemente. Un’umiliazione tale da rivolgersi a uno psicologo. Trattamenti, questi, che avrebbe subito anche Sara Pedri, che per la Procura avrebbe vissuto uno stato di prostrazione appunto, tanto da dimagrire di molto. E da finire inghiottita dal nulla.
L'inchiesta
di Tommaso Di Giannantonio
L'incidente a San Martino di Castrozza, il padovano di 7 anni è ancora ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento. Il piccolo era sul mezzo in uso alla Polizia insieme all’amico del papà