Università
giovedì 21 Settembre, 2023
di Tommaso Di GIannantonio
Parla da «super partes». «Mi considero — dice — una persona terza che dà una visione esterna all’ateneo ed è una garanzia di terzietà sia per l’università che per la giunta provinciale». E mentre parla torna più volte la parola «eccellenza». «L’unica cosa che conta è che questa eccellenza (l’università, ndr) sia sfruttata meglio», considera Daniele Finocchiaro, presidente del consiglio di amministrazione dell’ateneo trentino. Ex presidente e ad del colosso farmaceutico Gsk, alla guida tra il 2016 e il 2020 del gruppo tecnico di ricerca e innovazione di Confindustria, nel 2018 Finocchiaro — consigliere delegato di Airc — è stato nominato dall’attuale giunta provinciale per arricchire l’università con un punto di vista esterno e favorire una maggiore contaminazione tra ricerca e impresa. «Non ci interessa il colore politico — dice oggi alla stessa giunta — Ci interessa che l’università sia al centro dell’agenda politica». Ieri tra l’altro è uscita la classifica degli atenei europei curata da Qs Quacquarelli Symonds: l’Università di Trento si piazza al 167esimo posto tra i 688 atenei in Europa ed è tredicesima fra gli atenei italiani.
Il rettore Flavio Deflorian, a fronte del rischio di chiudere il bilancio con buco di 10-15 milioni, ha fatto un appello alla Provincia affinché si mettano più risorse per l’ateneo. Sottoscrive?
«Con il rettore mi sento una volta a settimana per fare il punto. Quello che è stato detto in conferenza stampa era stato già condiviso. Nell’ultimo periodo l’università è stata un po’ marginale nell’agenda politica e nel programma dei candidati. Questa marginalità ci fa preoccupare perché stiamo parlando di un’università che presenta eccellenze in termini di ricerca, innovazione e di contributo sociale ed economico. Un patrimonio che non va disperso. A volte il sistema trentino non si rende conto di queste eccellenze. Siamo felici, però, che in questi giorni tutte le voci hanno sostenuto un modello di crescita basato sulla cultura e sulla ricerca».
Su il T di ieri il governatore Maurizio Fugatti ha criticato il fatto di aver reso l’università un «tema da campagna elettorale». Cosa risponde?
«Se fossimo rimasti centrali nell’agenda politica non avremmo fatto la conferenza stampa. Il tema elettorale non ci interessa. Noi non abbiamo colore politico. Il rettore ha parlato al prossimo governo provinciale. Non puntiamo il dito sui 5 o sui 10 anni precedenti. Il tema è guardare al presente e al futuro di questo ateneo. Non abbiamo puntato il dito contro nessuno, ma abbiamo voluto accendere i riflettori su un’eccellenza internazionale».
Rimane il nodo risorse. Quali sono le possibili conseguenze?
«Negli ultimi anni è stato fatto un lavoro molto importante nel contenimento dei costi e nella gestione del bilancio. Ma ci sono voci che non possiamo controllare, come la dinamica inflattiva e salariale e come la manutenzione degli edifici. Adeguare il finanziamento della quota base è l’unico modo per l’università per continuare a crescere e per poter pianificare lo sviluppo. Se non ci sono le risorse non possiamo nutrire questa eccellenza. La politica deve aiutarci».
Nel corso di questi 5 anni ha avuto l’impressione di un affievolimento dei rapporti tra l’Università e la Provincia? Si veda la sedia vuota del governatore all’inaugurazione dello scorso anno accademico.
«La mia unica impressione è che questa eccellenza può e deve essere sfruttata meglio. Non ci interessa la sedia vuota, la forma. I contenuti sono importanti. Su alcuni percorsi la Provincia ci ha accompagnato, mentre su altri ci sono dei contenziosi. L’unica cosa che conta è che questa eccellenza sia sfruttata meglio. Lo hanno capito bene gli attori industriali e sociali del territorio».
Lei è stato chiamato come figura ponte tra impresa e ricerca. Qual è il suo bilancio?
«Abbiamo lavorato molto e sono nate molte più collaborazioni fra l’ateneo e le imprese. Hub Innovation Trentino (Hub), a cui partecipa l’Università, è un’altra grande eccellenza. Università e Fbk continuano a collaborare in maniera eccelsa, mentre Università e Fem collaborano con qualche difficoltà per mancanza di spazi e chiarezza. Con Smact abbiamo allargato i confini dell’Università a tutte le imprese del Triveneto».
Manca un sistema integrato di tutte queste «eccellenze»?
«Sarebbe un grandissimo errore non farle lavorare assieme attorno ad una visione unica di territorio. A volte è una questione di regia, altre volte una questione di volontà. Di certo una regia aiuterebbe».
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