economia
venerdì 8 Novembre, 2024
di Redazione
«Siamo convinti che a tutela dell’interesse collettivo debba essere attentamente valutata, messa al centro e concretizzata l’opportuna prospettiva che chi sarà chiamato a ricoprire il ruolo di presidente della capogruppo dovrà lasciare il suo incarico di amministratore, sindaco, dipendente delle banche socie, dedicandosi in via esclusiva e a tempo pieno a questo prestigioso ma anche gravoso compito». È la proposta avanzata in una lunga e articolata lettera da 9 delle 11 Casse rurali trentine e dalle due Raiffeisen aderenti al gruppo Cassa Centrale – rappresentanti complessivamente il 18,8% del capitale di Ccb che diventa il 26,6% se si comprende il Fondo Comune delle Rurali trentine – sul rinnovo della presidenza della capogruppo, in calendario la prossima primavera insieme all’elezione delle altre cariche sociali. In pratica, un siluro a Giorgio Fracalossi, attuale presidente di Ccb e contemporaneamente della Banca per il Trentino Alto Adige, la ex Cassa di Trento, Lavis, Mezzocorona, Valle di Cembra e Alta Vallagarina, allargatasi da un anno alla val di Non con la fusione con la Rurale Novella e Alta Anaunia. Ma il cda di Cassa Centrale, destinatario della lettera delle Rurali insieme alle 65 Banche di credito cooperativo del gruppo, respinge la proposta: «È ferma e unanime convinzione di questo Consiglio che il ruolo della Presidenza, come delineato dall’articolo 27 dello Statuto, richieda una profonda connessione con i valori mutualistici del nostro Gruppo bancario cooperativo. La norma statutaria che stabilisce la decadenza automatica di un amministratore della Capogruppo nel momento in cui cessa la sua carica presso una Banca affiliata è perfettamente coerente con questa visione». In sostanza, è proprio perché è presidente di Bcc che Fracalossi può essere presidente di Cassa Centrale. E, anche se c’è qualche Banca del gruppo in sintonia con la posizione delle Rurali trentine, l’orientamento delle Bcc maggiori è favorevole alla conferma di Fracalossi. Le proposte sul nuovo cda vengono presentate in queste settimane alle tre assemblee territoriali del gruppo.
La lettera firmata dai presidenti delle Casse – tutte eccetto Fassa Primiero Belluno e la Banca per il Trentino Alto Adige – richiama quella del 22 marzo 2023 in cui già si esprimevano riserve e preoccupazioni in merito alla governance di Cassa Centrale. Il tema di fondo parte proprio dalla fusione Trento-Novella che, nei timori delle altre Rurali che pure fusioni in questi anni ne hanno fatte, prefigura una grande banca su scala regionale che rischierebbe di perdere il legame col territorio. Alla questione del doppio incarico del presidente del gruppo, si aggiungono poi le preoccupazioni su quello che viene definito «eccesso di burocrazia» e sulla mole eccessiva di lavoro in alcuni campi come l’antiriciclaggio, dopo che la costituzione del gruppo bancario era stata presentata proprio come alleggerimento di queste mansioni nelle singole Bcc.
La risposta del cda di Cassa Centrale è altrettanto dettagliata. Dopo aver ricordato la festa per i 50 anni di Ccb e i risultati raggiunti dal gruppo, si precisa che la nuova configurazione territoriale delle assemblee, tre invece delle cinque chieste dalle Rurali, è stata voluta «per garantire una prospettiva più ampia e inclusiva» evitando il rischio di «localismo». Sulle fusioni tra Bcc, si osserva che il processo di aggregazione ha raggiunto una fase avanzata, tanto che l’ultimo Piano strategico del gruppo non contempla ulteriori aggregazioni. In merito al rinnovo delle cariche sociali, si sottolinea, appunto, che il doppio incarico è garanzia di legame con i valori mutualistici. Per quanto riguarda i problemi di gestione e di burocrazia, pur comprendendo le preoccupazioni delle banche associate, si ricorda che essere diventati un gruppo significante, cioè vigilato dalla Bce, «comporta vincoli e oneri amministrativi non trascurabili».
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