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martedì 9 Maggio, 2023

Cassa di Trento, ieri l’assemblea: «La maxi fusione con Novella scrive il futuro del credito»

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Incontro con 4.000 soci: in rilievo la nascita della banca regionale. Voci critiche dai partecipanti sui tagli degli sportelli e le nozze con Fondo. Santuari: «Si torni indietro»

Quattromila, tra soci e deleghe, hanno riempito la Blm Group Arena. Un’assemblea partecipatissima, dopo tre anni di stop forzato a causa della pandemia. Quella di ieri sera, era la prima in presenza della «nuova» Cassa di Trento. Quella che, oltre al capoluogo, raggruppa al suo interno Mezzocorona, Valle di Cembra e Alta Vallagarina. E anche il colpo d’occhio ha restituito l’idea di un istituto bancario di dimensioni importanti. Che sembra destinato a crescere ulteriormente, se andrà a buon fine l’altra, attesa, operazione di fusione: quella con Cr Novella Alta Anaunia. Un’operazione, quella con la rurale di Fondo, che dovrebbe portare alla nascita di un corpo nuovo, inedito nel panorama del credito cooperativo provinciale: una banca regionale. Una «connotazione regionale» rivendicata dal presidente Giorgio Fracalossi nella sua relazione ai soci (28mila in tutto, ieri 2694 soci presenti, più 1306 deleghe). «Abbiamo l’obbligo di affrontare con responsabilità i cambiamenti – ha detto nella sua relazione – Il nuovo e importante progetto di fusione ci proietterà in una dimensione nuova. L’obiettivo è creare maggior valore da mettere a disposizione del territorio. Siamo convinti che con questo progetto di fusione possiamo vincere la sfida di declinare in chiave moderna il mondo cooperativo. Sarà una cerniera con il mondo e la cultura sudtirolese».
La fusione
La fusione con Novella Alta Anaunia porterà alla Banca per il Trentino-Alto Adige. Una banca vicina alle persone, che porterà a costruire «insieme maggior valore», ha detto il presidente, che guida anche il gruppo Ccb. Il progetto «verrà sottoposto al giudizio dei soci entro la fine dell’anno. È un’idea che ha fatto e che fa tanto discutere – la nota del presidente – ma si tratta di un progetto di grande respiro». A questo si legano i tre punti chiave delle future strategie future di Cassa Trento: «Uno sviluppo commerciale basato su un modello di banca territoriale, un efficientamento del modello di business della banca, la valorizzazione del capitale umano e l’attenzione alle tematiche di impatto ambientale», ha elencato Fracalossi. Non sono mancati nemmeno gli interventi contro il progetto di fusione con Novella: «Sembrano finiti i tempi dei soci trattati come persone a prescindere del capitale. La direzione è quella di un’unica banca del Trentino», ha commentato Aldo Giongo del consiglio circoscrizionale di Povo.
I dati di bilancio
Come già anticipato nelle pre-assemblee, per Cassa Trento il 2022 è stato un anno positivo. L’utile ha raggiunto i 18,8 milioni di euro. Il totale delle masse amministrate ha registrato a fine 2022 la somma globale di 6,718 miliardi di euro. «La raccolta diretta si è attestata a 3,184 miliardi di euro, mentre quella indiretta ha subito un aumento, arrivando a 1,669 miliardi», ha ricordato Paolo Pojer, direttore generale della Cassa Rurale. Le attività di credito deteriorate sono scese dai 20,8 milioni di fine 2021 a 778mila euro, portando i crediti alla clientela a 1,865 miliardi di euro. A fine dello scorso anno la raccolta complessiva ammontava quindi a 4,853 miliardi di euro. I fondi propri hanno invece raggiunto una quota di fine anno di oltre 295 milioni di euro. Sono arrivati a 158 milioni i crediti acquistati per il Superbonus. Tremila, invece, i mutui ipotecari alle famiglie, per 478 milioni di euro. La moratoria sui mutui per l’emergenza sanitaria conta invece 4.000 interventi per 500 milioni di euro. È inoltre di 3 milioni la cifra spesa nel 2022 per interventi a sostegno di progetti di volontariato e dei soci delle banche. Proprio su questo aspetto sociale si è incentrato il presidente Fracalossi. «Ricordo con orgoglio l’intervento che abbiamo fatto riservando 600mila euro per attrezzature per i servizi sanitari. Intervento reso possibile dall’impegno di tutti. È questo che vuol dire essere una banca di comunità».
Le critiche su sportelli e fusione
Non è mancato il dibattito. A scaldare gli animi, la questione della chiusura degli sportelli e delle filiali della banca in diverse località trentine. Gli sportelli erano 45 a fine anno scorso ma scenderanno a 36 per la razionalizzazione in corso. «Si sente venir meno un punto di riferimento e di socialità», ha detto Giulia Degasperi, presidente della circoscrizione di Sardagna. La chiusura degli sportelli si è affiancata alla riduzione degli edifici comunali periferici. «È forse tramontata un’epoca? Accolgo la giustificazione della comodità delle tecnologie informatiche, ma dovrebbe essere previsto un servizio in loco per le fasce più deboli», ha aggiunto. Lo stesso motivo che ha spinto ad intervenire Simone Santuari, socio da più̀ di 30 anni e oggi anche presidente della Comunità della valle di Cembra. «Già nel 2019 rimarcai la preoccupazione degli amministratori della valle di Cembra sull’operazione di fusione con la Cassa di Trento. Dissi che sarebbe diventato uno strumento complicato per rappresentare tutte le vere istanze delle piccole comunità. Quattro sportelli su sette, Presidente, chiudono sul nostro territorio, in nome di una maggior efficienza e maggiori servizi», ha letto, comunicando di aver caldeggiato un incontro con i vertici il 7 aprile (la risposta è arrivata solo il 2 maggio, ndr). Poi, a Fracalossi, ha chiesto una retromarcia. «Non le viene un dubbio che bisogna fermarsi, ritrovare quella unità che da sempre ci ha contraddistinto perché alcuni dei principi ispiratori della cooperazione, solidarietà, condivisione, ma di tutta una terra, siano venuti meno?»