L'evento
mercoledì 20 Settembre, 2023
di Redazione
Sabato 23 settembre il Comitato spontaneo San Pio X di Trento e il Comitato Associazioni Oltrefersina presentano la prima edizione di «C’è un unicorno in città»: 12 ore no-stop, dalle 9.30 fino alle 22.30, di attività per grandi e piccoli, dibattiti, momenti di musica, sport, arte e gastronomia che coinvolgeranno il Parco Duca d’Aosta e via Matteotti. Sarà una grande festa per tutte e tutti, dedicata alle infinite anime, energie, storie e possibilità del quartiere San Pio X. L’evento «C’è un unicorno in città» è nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadine e cittadini che insieme alla Commissione politiche sociali della Circoscrizione S. Giuseppe S. Chiara e a diverse associazioni del territorio si sono confrontate per comprendere quali fossero le esigenze del rione San Pio X e le peculiarità da valorizzare.
L’obiettivo, semplice ma ambizioso: stimolare l’incontro e la condivisione di esperienze fra le diverse generazioni e culture che ogni giorno animano il quartiere e lo rendono unico. Questa specifica identità è stata valorizzata anche dal punto visivo e simbolico, scegliendo l’immagine dell’unicorno come animale-guida dell’iniziativa. Pochi forse lo sanno, ma dagli anni Ottanta questa creatura leggendaria è lo stemma del Quartiere San Giuseppe nel tradizionale Palio dell’Oca delle Feste Vigiliane. Simbolo di rinascita e trasformazione, di libertà e indipendenza, di speranza e magia, l’unicorno vuole rappresentare dunque il desiderio di avvicinare mondi apparentemente lontani, di stimolare la partecipazione, la solidarietà e il senso di responsabilità delle persone verso il proprio territorio. “C’è un unicorno in città” è quindi, nelle intenzioni degli organizzatori, un primo momento di coesione e socialità per tutti i residenti del quartiere, un’occasione per mettere in rete le competenze e proposte dei cittadini, delle associazioni e delle realtà commerciali che lo vivono ogni giorno..
il sermone
di Redazione
Il videomessaggio per le festività: «È difficile anche solo immaginare di poter “sperare” sotto il cielo di Gaza o di Kiev, di Aleppo o di Damasco, della Corea e del Sudan»