Immigrazione

sabato 21 Settembre, 2024

Centro per i rimpatri a Trento, sarà vicino alla questura e avrà 25 posti

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L'accordo di Fugatti con il ministro Piantedosi. Ianeselli: «Va bene ma reintrodurre i servizi»

Un anno fa veniva presentata la proposta a Roma. Ora «abbiamo preso accordi tecnici con il ministero dell’Interno: il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) sarà realizzato a Trento». Lo ha annunciato ieri (venerdì 20 settembre ndr), da Predazzo, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti. «Questa è la nostra risposta al problema sicurezza nel capoluogo», ha aggiunto facendo riferimento agli episodi che si sono verificati al parco delle Albere la scorsa settimana. Il sindaco di Trento Franco Ianeselli riconosce la necessità di un Cpr, ma «servono anche i servizi per le persone, altrimenti la situazione peggiora drasticamente».
A cosa serve
I centri per rimpatri sono strutture in cui vengono trattenuti i cittadini stranieri che hanno ricevuto un provvedimento di espulsione a seguito di una condanna per gravi reati o perché considerati una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ad agosto dello scorso anno il governo, nell’intenzione di rendere capillare la presenza di queste strutture, aveva sondato la disponibilità ad aprire un Cpr in regione. Trento e Bolzano avevano risposto presente, e avanzato una controproposta: prevedere due centri piccoli anziché uno grande.
«Accordo con Roma»
«Nelle ultime settimane c’è stato un forte dialogo con il ministero dell’Interno sotto il profilo tecnico e amministrativo — ha spiegato Fugatti nella consueta conferenza stampa del venerdì, convocata a Predazzo — Ne ho discusso anche con il ministro Piantedosi quando sono andato a Roma la scorsa settimana. Abbiamo preso tutti gli accordi tecnici. Come Provincia, ci prendiamo anche la responsabilità tecnica e progettuale della realizzazione del Cpr, ma sarà il ministero a mettere soldi e personale». Confermata l’ipotesi iniziale di un mini-centro. «La nostra volontà, insieme alla Provincia di Bolzano, è quella di costruire due Cpr da 20-25 persone — ha aggiunto — La finalità è quella di raggiungere nel breve termine l’espulsione di soggetti che commettono reati, cioè quello che sta accadendo in queste settimane». Oggi il Cpr più vicino è quello di Bologna. «Ma di fatto dobbiamo tenerci queste persone in Trentino — ha sottolineato il governatore — Il Cpr ha la valenza di intervenire immediatamente sulle persone che commettono reati. Dall’interlocuzione avuta con il questore e il commissario del governo, questa struttura sarebbe molto utile».
«Sarà realizzato a Trento»
La localizzazione è stata già decisa. «Il Cpr va fatto nel territorio di Trento perché deve essere vicino alla questura e alle vie di comunicazione — ha annunciato Fugatti — Questa struttura funzionerà anche da deterrente: sapere che a Trento c’è un Cpr sarà un deterrente per chi vorrà venire in Trentino a commettere reati».
Non ci sono certezze sui tempi, ma di certo non è una struttura «che si fa in sei mesi», ha riferito lo stesso Fugatti.
Ianeselli: «Servono servizi»
La localizzazione convince il sindaco di Trento Franco Ianeselli: «In un primo momento sembrava che la localizzazione dovesse essere Spini di Gardolo, un’area già sovraccaricata di strutture. Bene che ora si parli di una struttura vicino alla questura e allo stesso tempo lontana da luoghi abitati». Il primo cittadino sottolinea la necessità di «strutture utili a organizzare i rimpatri», ma evidenzia anche «i limiti dei Cpr: dall’efficienza dei centri alle condizioni delle persone trattenute». «Quando il Trentino ha fatto il carcere, doveva essere un modello, e invece non lo è. Ecco, dobbiamo impegnarci affinché sia una struttura di eccellenza, e non una struttura chiusa a giornalisti e a chi vuole vedere le condizioni delle persone», considera Ianeselli, alludendo alla gestione della Residenza Fersina. «Con il Cpr non si risolvono i problemi — conclude — La repressione serve, ma se mancano i servizi la situazione peggiora drasticamente. E su questo la Provincia ha grandi responsabilità».