Elezioni 2023
sabato 12 Novembre, 2022
di Donatello Baldo
Il gelo. Prima delle elezioni politiche, quando Fratelli d’Italia era uno delle tante liste che avevano sostenuto la coalizione di centrodestra che ora governa la Provincia, ma anche dopo, quando Fratelli d’Italia ha vinto indiscutibilmente in tutta Italia e anche in Trentino. La distanza con la Lega è rimasta uguale, anzi si è forse ancor più acuita.
Molti pensavano che l’affermazione del partito della Meloni a queste latitudini avrebbe mosso Fugatti a più miti consigli: sono cresciuti, hanno in mano il boccino, meglio iniziare a dialogare perché tra meno di un anno si vota per il rinnovo del Consiglio provinciale. Ma niente.
Da parte loro, i Fratelli d’Italia si sentono esclusi, non coinvolti nelle decisioni. Questo, assieme all’entusiasmo per essere cresciuti così tanto in termini di suffragio, rischia di creare un mix esplosivo di rivendicazioni e accuse.
Fugatti, e tutta la Lega, non ha mai digerito l’uscita di Alessia Ambrosi e Katia Rossato verso Fratelli d’Italia, e forse nemmeno che Claudio Cia — eletto con Agire, una formazione civica — si intestasse a Palazzo Trentini ma anche in coalizione la rappresentanza del partito di di Giorgia Meloni. Cia non ha mai voluto — seppur forte di tre componenti nel gruppo, il secondo della coalizione dopo il Carroccio — posti in giunta o altri riconoscimento. «Abbiamo chiesto soltanto di poter partecipare alle decisioni, di convocare periodicamente riunioni di coalizione dove discutere o quantomeno conoscere gli indirizzi di governo, le scelte strategiche». Esempio ultimo della contesa l’ospedale di Cavalese, che vede il gruppo di Cia contrario alla costruzione di quello nuovo: «Su questo punto, qualcosa che nemmeno faceva parte del programma condiviso, non si transige. Per principio e perché anche in questo caso delle ipotesi della giunta abbiamo letto solo sui giornale, senza mai alcun confronto in merito».
La frattura sembra insanabile, perché oltre la politica è forte la distanza anche personale e umana tra le due forze del centrodestra. E questa incomprensione potrebbe riverberarsi anche sulla definizione della coalizione per le prossime elezioni. «La riconferma di Fugatti non è scontata». Lo dicono ormai esplicitamente dirigenti e militanti, e anche il commissario del partito Alessandro Urzì lo ha fatto capire con chiarezza. E c’è che fa addirittura i conti sugli equilibri nazionali: «Fratelli d’Italia ha superato la Lega anche al nord, e immaginare che tutto rimanga come prima è sciocco. Tra i governatori uno sarà nostro. E chi è il più debole?». Fanno intendere che sia Fugatti quello sacrificabile nello scacchiere settentrionale: «Non la Lombardia, non il Veneto e nemmeno il Friuli».
Se anche venisse riconfermato Fugatti in quel di Roma, gli stessi dirigenti del partito di Meloni qui in Trentino dicono subito che il matrimonio non è già fatto: «Potremmo anche andare da soli, anche con altre liste civiche di appoggio». E subito si pensa a quella che originariamente ha dato visibilità a Claudio Cia, Agire per il Trentino che è confluito in Fratelli d’Italia ma che è rimasta attiva come associazione.
Oltre alla diatriba tra queste due forze, le altre della coalizione hanno già fatto sapere che il Fugatti bis è dato per contato. Anche se c’è maretta tra i partiti. La Lega sa bene che perderà voti, che non avrà più il successo del 2028. E sa che potrebbe perderne altri se si facesse, come sembra, una «lista del presidente» capeggiata dall’assessore Achille Spinelli con dentro qualche amministratore. Maretta anche tra le civiche, che vorrebbero loro gli amministratori.