La tradizione
giovedì 26 Gennaio, 2023
di Alessio Kaisermann
Sin dal medioevo quando la i ritmi della vita erano lenti e scanditi dal passare delle stagioni in mancanza dell’odierna tecnologia si usava fare previsioni basandosi su segni lasciati o cercati nell’ambiente.
Si prende una cipolla, la si taglia a metà, la si svuota della parte centrale e si separano i vari strati appoggiandoli, uno alla volta, rivolti verso l’alto come se fossero dei piattini.
Li si posiziona, in fila indiana, su un’asse di legno sulla quale sono indicati i mesi dell’anno. Ogni strato corrisponde ad un mese. Fatto ciò, si pone un pizzico di sale grosso all’interno di ogni guscio e si ripone il tutto fuori dal davanzale di una finestra, rivolta verso sud-est.
La tradizione impone che il rito avvenga il 24 gennaio, data che – nel calendario cristiano – ricorda la conversione di San Paolo e che i contadini chiamano «la notte di San Paolo dei segni».
Nell’antichità era uno di quei giorni che consentivano alle comunità pagane e rurali di leggere i segni della Natura e, dunque, di poter fare delle previsioni.
All’alba del 25 gennaio, intorno alle 5.30 del mattino, si ritirano gli spicchi e nel giro di 15-20 minuti è necessario procedere alla lettura perché il calore dell’interno potrebbe modificare il risultato ottenuto.
Ma qual è, appunto, il risultato da interpretare?
Lo scioglimento, più o meno, del sale. Se le basse temperature della notte hanno agito più sul sale al mattino i grani saranno per lo più interi perché congelati, se invece la buccia di cipolla avrà fatto da barriere contro il freddo il sale sarà per lo più sciolto.
Questo consentirebbe di interpretare, guscio per guscio, se sarà un mese bagnato o asciutto ovvero se sarà un piovoso oppure no.
Ogni anno, dal 1965, Livio Iob – cittadino arcinoto del piccolo paese di Cunevo frazione del comune di Contà, in val di Non – legge in questo modo le cipolle e distribuisce a parenti, amici e conoscenti il calendario meteorologico dell’anno che sarà.
Da 30 anni, ormai, si è aggiunto a lui l’amico Ruggero Pinter ritrovandosi, così, la sera del 24 gennaio di ogni anno per preparare le cipolle e poi “leggerle”, al mattino seguente.
Dunque, che anno sarà questo 2023?
«Sarà un anno a metà – svela Iob – Quasi in maniera perfettamente alternata, avremo un mese piovoso e uno decisamente più asciutto».
Guardando al meteocalendario, però, risalta all’occhio un particolare che potrebbe non rendere proprio entusiasti in vista della bella stagione.
«Il mese di maggio sarà piovoso – continua Livio Iob – e anche l’estate si annuncia bagnata. Il sale nei gusci posti sui mesi di luglio e di agosto, infatti, era praticamente tutto sciolto».
Non proprio una buona notizia, ovviamente, se ci vorrà affidare a queste antiche letture. Albergatori e operatori del turismo sono “avvisati”.
Da buon compaesano di una comunità contadina, però, Iob guarda agli aspetti che riguardano il lavoro nei campi ed esulta: “Il mese di settembre sarà asciutto, questo aiuterà sia la maturazione finale dei frutti sia il lavoro di raccolta”.
Le cipolle dicono che il prossimo dicembre sarà bagnato, dunque immaginiamo a precipitazioni che potranno regalare neve con tutto ciò che, di buono, ne consegue.
Per capire, però, se davvero questo sistema che si perde nella notte dei tempi sia davvero efficace e affidabile è necessario chiedere al signor Livio il bilancio dello scorso anno.
“Abbiamo azzeccato l’80 per cento delle previsioni – sentenzia soddisfatto -. Abbiamo sbagliato il mese di maggio e di settembre e è andata meglio del previsto perché li avevamo dati per mesi bagnati invece non è stato così”.
A casa di Livio Iob ogni sera del 24 gennaio è una festa: l’occasione di prepararsi per il “meteocipolle” si presenta buona per una cena in compagnia, preparata dalla moglie Adriana. Il menù è rigorosamente della tradizione contadina, non potrebbe essere diversamente e dunque, agli invitati oltre che assistere alla preparazione delle cipolle viene offerto anche un ghiotto piatto di “peverada”: una sorta di crema realizzata con brodo, pane grattugiato, fette di cotechino e pepe.
Perdonate la divagazione ma raccontare le tradizioni spesso coinvolge non solo nelle parole ma anche nei gesti e per raccontare i gesti può essere utile anche sedersi a tavola e lasciarsi assorbire dall’ospitalità della tradizione.