l'intervista
venerdì 21 Marzo, 2025
Chiara Cimarolli, diventata sindaca di Bondone a 25 anni: «La nostra? Una giunta solo di Millennials. Ci siamo rimboccati le maniche»
di Tommaso Di Giannantonio
La prima cittadina riflette sulla disaffezione verso la politica: «Spesso si vede l’amministrazione pubblica come un qualcosa di macchinoso, in cui difficilmente si riescono a raggiungere i risultati»

Chiara Cimarolli, classe 1994, aveva solo 20 anni quando, nel 2014, è diventata assessora comunale di Bondone (Valle del Chiese). Un’esperienza che poi l’ha portata nel 2021 a ricoprire la carica di sindaca. E ora si ricandida alla guida dell’unica lista del paese.
Come nasce la sua candidatura a sindaca?
«Nel 2020, in assenza di candidati, il Comune è stato commissariato. Questo mi ha spinto a rimettermi in gioco insieme a un gruppo di giovani. Ci siamo rimboccati le maniche: su 12 componenti, 9 sono nati negli anni Ottanta e Novanta, con alcune consigliere giovanissime del 1998 e del 1999. Abbiamo coinvolto anche due persone del mandato precedente per avere una dose di esperienza».
E ora?
«La squadra si ripresenta al completo. Solo l’ex vicesindaco ha deciso di lasciare la vita amministrativa dopo 7-8 mandati. Al suo posto è subentrata una ragazza del 1990. Avere la squadra al completo è una grande soddisfazione».
Com’è riuscita a coinvolgere così tanti giovani?
«Ci unisce la passione per il territorio in cui viviamo. All’inizio forse ci siamo candidati con un po’ di incoscienza, ma siamo comunque riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati, grazie anche a un grande supporto da parte della componente amministrativa del Comune».
Quali sono le cause della disaffezione alla politica? In molti comuni ci sarà solo un candidato sindaco o una candidata sindaca alle elezioni del 4 maggio.
«Spesso si vede l’amministrazione pubblica come un qualcosa di macchinoso, in cui difficilmente si riescono a raggiungere i risultati. Questo può disincentivare le persone a mettersi in gioco per la cosa pubblica. Noi, per coinvolgere le giovani generazioni, abbiamo avviato un progetto con la scuola media di Storo in cui gli studenti lavorano alla progettazione di una vecchia struttura in riva al lago, l’Idroland, secondo i loro bisogni e le loro esigenze. Ogni classe ha eletto un proprio sindaco e una propria giunta. È un mondo per avvicinare i futuri giovani al mondo della politica».
La politica è un sacrificio?
«No, se rientra fra le tue priorità. Certo, ci vuole un certo impegno, ma si riesce a coniugare vita privata e vita amministrativa. E come in tutte le cose, anche nella politica ci sono soddisfazioni e delusioni».
Cosa proporrebbe per riattivare la partecipazione politica?
«I percorsi partecipativi sono fondamentali, anche per stimolare occasioni di confronto con la popolazione. Noi abbiamo provato a costituire anche una consulta giovanile all’interno del Comune».
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