L'incontro a Cristo Re

giovedì 23 Maggio, 2024

Chico Forti e l’abbraccio con la madre «Momento atteso da sedici anni, sono rinato»

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Oltre cento persone sono accorse in piazza Cantore per salutare l’ex imprenditore e surfista, visibilmente emozionato. «Ti voglio bene mamma, sono qui per te. I canederli? La prossima volta»
Chico Forti arrivato a Cristo Re

Un abbraccio lungo 16 anni di grande attesa e sofferenza, di resistenza in attesa di potersi avvolgere ancora nelle braccia dell’altro, tra i baci. Sciogliendosi in pianto. Il sogno di Chico Forti e di mamma Maria Loner, 96 anni, ieri pomeriggio si è finalmente avverato. «Ti voglio bene mamma, sono qui per te» le prime parole, tra baci e lacrime, dell’ex campione di windsurf una volta varcata la porta di casa a Trento, con un ritardo di due ore rispetto al previsto (è arrivato dopo le 15), scortato dagli agenti di polizia penitenziaria. «Ti preparo subito i canederli» si è prodigata l’anziana, che per l’occasione ha indossato un elegante abito blu, acconciatura da parrucchiera, ma il 65enne ha declinato visto che aveva già pranzato. Pensare che nel 2008, quando lo aveva visto l’ultima volta in carcere a Miami, un viaggio per i suoi 80 anni, la pensionata si era congedata così con il figlio: «Io credo che non ti rivedrò più». Ieri però è accaduto ancora. Grazie a un permesso speciale ottenuto dal tribunale di sorveglianza di Venezia, a soli pochi giorni dal rientro in Italia del figlio condannato negli Usa all’ergastolo per un omicidio, quello di Dale Pike, che il trentino ha sempre negato di aver commesso. «Ora buttiamoci tutto dietro le spalle» le parole di Maria Loner al figlio che, usando l’ironia che gli è propria, le ha risposto: «Mamma tutto cosa? Cosa è successo?».

L’emozione, Chico rinato
L’incontro è durato quattro ore, il massimo del tempo previsto. «È stato emozionantissimo, molto commovente» racconta lo zio, Gianni Forti, che si è preso a sua volta un bell’abbraccio dal nipote per il quale ha combattuto un quarto di secolo, sempre in prima linea. «Mi ha stritolato, mi ha stretto così tanto che quasi mi rompe due costole e ora ho mal di schiena», ha detto l’80enne ridacchiando e confidando di non avergli risparmiato due calci negli stinchi come promesso. «L’incontro poteva essere scioccante per Maria e infatti nutrivamo qualche preoccupazione, ma invece era tranquilla, rilassata, anche grazie alla vicinanza dell’altro figlio Stefano e della mia compagna Wilma, presenti a casa: Maria, che era depressa e provata, in questi giorni è rinata, oggi (ieri per chi legge ndr) era emozionata sì, ha riso e scherzato, sembrava si fosse lasciata con Chico l’altro ieri — fa sapere lo zio— E Chico è andato via veramente rinfrancato e rinato». Quanto ai canederli che tanto sognava di mangiare e che l’anziana gli aveva preparato, ha assicurato: «Li mangio la prossima volta».

Quattro ore di visita
Erano le 19 circa quando ha lasciato la casa di piazza Cantore in cui è cresciuto e in cui non tornava da 27 anni, per fare rientro al carcere di Montorio Veronese dove è stato trasferito domenica scorsa. «Com’è andato l’incontro? Bene, grazie» ha risposto ai giornalisti che lo attendevano. I familiari si augurano che la visita alla madre possa «diventare di routine». Che possa diventare consuetudine avere Chico a casa, dove ha rivisto la sua camera. È stato lui stesso ad indicare agli agenti l’entrata. Agenti che «sono stati bravissimi e che Chico ha fatto sentire di famiglia: hanno voluto abbracciare mamma Maria, anzi è stata lei che ha insistito» riferisce zio Gianni.

L’attesa, il ritardo di due ore
Chico Forti era atteso da ore, da oltre un centinaio di persone. L’orario previsto era quello delle 13 ma il furgone della polizia penitenziaria, partito dal carcere scaligero, è arrivato solo alle 15.03 sotto casa dell’anziana, con le auto di scorta che hanno attivato le sirene nell’ultimo tratto. Invece che fermarsi su piazza Cantore, all’altezza dell’ingresso principale della palazzina, ha inforcato una stradina laterale che porta sul retro. Ma anche qui si è spostata in tutta fretta la ressa di giornalisti con telecamere e di amici e sostenitori armati di cellulari per immortalare la scena. Rimanendo al di là del cordone di poliziotti. Ci sono voluti alcuni istanti per veder scendere l’ex produttore tv dal mezzo, attorniato dagli agenti. Polo a maniche lunghe e scarpe da ginnastica, un cappellino stretto tra le mani, Forti è apparso emozionato. Ad accoglierlo gli applausi e le urla «Bravo Chico, hip hip hurra». Lui ha risposto con il sorriso, salutando in favore delle telecamere e battendosi il petto all’altezza del cuore. «Un’accoglienza che ha fatto piacere a Chico». Il primo volto familiare che ha incontrato, nell’androne del palazzo, è stato quello di zio Gianni. «Mi dispiace solo per mio fratello, il papà di Chico, che non c’è più. Ma sono contento di essere riuscito a mantenere la promessa che gli avevo fatto: l’ho, l’abbiamo riportato a casa».