Reazioni
domenica 2 Giugno, 2024
di Davide Orsato
«Sono stato trattato come un re». E ancora: «Se non credi in te stesso ti suicidi». Intervistato da Bruno Vespa, Chico Forti ha parlato a favore di telecamere per la prima volta da quando è rientrato in Italia. Un colloquio che, come si suol dire, «ha fatto notizia», suscitando anche polemiche. E sono stati in particolare due passaggi a scatenare l’indiganzione, se non l’ira, di molti parenti e amici dei detenuti del carcere di Montorio, la casa circondariale di Verona. Un carcere «difficile», dove il sovrappopolamento è ben oltre il limite (dovrebbe ospitare 334 detenuti, ne ha quasi seicento) e dove, negli ultimi anni, si sono contati diversi suicidi (impressionante la serie dello scorso inverno: cinque in tre mesi, da dicembre 2023 a febbraio 2024). La «gestione» del detenuto Forti ha generato diverse perplessità tra gli addetti ai lavori già pochi giorni dopo il rientro in Italia dopo 24 anni di carcere negli Stati Uniti: una volta rientrato l’ex velista trentino ha avuto subito la possibilità di vedere l’anziana madre, con tempistiche totalmente diverse a quelle degli altri reclusi. Insomma, c’era già qualche insofferenza. Ma dopo l’intervista sono esplosi i messaggi di rabbia e di frustrazione. Messaggi che sono stati indirizzati all’associazione «Sbarre di zucchero», nata per occuparsi della condizione delle detenute della sezione femminile proprio a Montorio e che è cresciuta fino ad accogliere segnalazioni da tutte le carceri italiane. «Ci hanno scritto in tanti — racconta la presidente, Monica Bazaj — c’è amarezza, perché il quadro descritto da Forti non è quello sperimentato dal 99 per cento dei detenuti. La realtà è ben diversa. Conosciamo persone che non sono riuscite ad andare al funerale di un loro stretto congiunto, nonostante la buona condotta e nonostante, in alcune casi, condanne non definitive. Si parla di quello che Forti mangia dopo anni, quando i detenuti di Montorio mangiano con tre euro al giorno. E ancora: Forti è apparso da Vespa con la cintura e le spalline nei vestiti: indumenti proibiti nella maggior parte delle carceri italiane». Bazaj sottolinea come l’associazione Sbarre di Zucchero «non abbia nulla contro il signor Forti: siamo tutti contenti che sia tornato in Italia. Temiamo, però, che sia finito all’interno di un meccanismo di propaganda, che rischia di dare un immagine distorta del sistema carcerario italiano. Nessun detenuto, men che meno a Montorio, viene “trattato come un re” e i suicidi sono un dramma irrisolto: di certo molti che si sono ammazzati non l’hanno fatto perché “non credevano abbastanza in se stessi”, ma perché vivevano in una situazione impossibile». Ha attaccato frontalmente Forti, invece, l’opinionista social Selvaggia Lucarelli: «Non so cos’è più pietoso — scrive su Instagram — se le dichiarazioni di Forti sul trattamento “da re” o se le domande di Vespa che, in tutto questo gli ha chiesto se tornerà a fare surf». A quanto risulta all’associazione «Sbarre di zucchero», Forti è ancora detenuto nella sezione di infermieria, la stessa che ospitò Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchetin. «Un’area del carcere — spiega la realtà che lotta per i diritti dei detenuti — meno dura rispetto alle sezioni ordinarie».