La cerimonia a Trento
domenica 15 Ottobre, 2023
di Davide Orsato
«Se volete davvero ricordare Donato come lui avrebbe voluto davvero questa sera uscite con familiari e amici. Divertitevi, ridete. A lui sarebbe piaciuto così». L’esortazione del fratello Flavio ha chiuso le esequie di Donato Narciso, il notaio di 56 anni morto mercoledì in un tragico incidente stradale, all’interno della galleria di Martignano, mentre si stava recando da Trento nel suo studio a Borgo in sella alla sua moto. Ma ieri pomeriggio, nella chiesa del collegio arcivescovile, in via Endrici, c’era solo spazio per le lacrime. Quelle copiose sul volto dei familiari. Quelle che, unite ai singhiozzi, hanno accompagnato il commosso intervento della moglie, la collega Olga Marotta. «Sto ripensando — ha detto — cosa è successo venticinque anni fa, quando ci siamo conosciuti e innamorati. Cosa ha reso possibile questa nostra unione quel grande desiderio con cui abbiamo voluto le nostre figlie. Forse è stato il fatto che fossimo così diversi a unirci: sono state le nostre differenze a scegliersi. E ora mi sono trovata senza la mia metà. Ma so che la morte è solo un passaggio. Ciao, Donato, “ci aggiorniamo più tardi”». Una testimonianza che è stata interrotta da un applauso scrosciante. Tantissime le persone che hanno affollato i banchi della chiesa dell’arcivescovile, scelta anche per la sua grandezza anche se comunque qualcuno è rimasto fuori. Colleghi notai e avvocati con la numerosa famiglia, a cominciare dalle figlie Diana e Arianna. Ma dal pulpito, a parlare rivolti a quanti erano venuti per salutarlo, anche i nipoti. Per ricordare quello zio «sempre presente e dalle mille passioni, dallo sci alla vela, passando per la tecnologia». Uno zio che comprava loro i biglietti per i concerti e che ci andava insieme a loro. «Lo dicevamo tutti: “non si può non volere bene a Donato” — le parole di uno di loro — sarà difficilissimo ricevere una telefonata senza provare a indovinare il tuo numero. Sono passati pochissimi giorni dalla tua scomparsa e tutto è avvolto da tristezza e da silenzio».
Quello era Donato, sempre con il sorriso, sempre pronto a una battuta di buon cuore. Ma c’è anche il notaio Narciso, il professionista che a questo buonumore che lo caratterizzava accompagnava una necessaria dose di serietà. «In pochi sanno — ha ricordato il presidente del consiglio notarile di Trento e Rovereto, Orazio Marco Poma — che Donato teneva lezioni a titolo gratuito per gli studenti della scuola notarile di Padova. Due ore andata e ritorno solo per aiutare i più giovani a muovere i primi passi in questo mestiere. E non tutti sanno che aveva avuto più volte l’occasione di spostarsi dalla Valsugana a Trento, dove avrebbe potuto essere più vicino alla sua famiglia: non ha voluto perché a quella terra era legato. La amava, ricambiato».
Le esequie sono state celebrate da don Lino Zatelli, parroco di San Carlo Borromeo alla Clarina. L’omelia ha ripreso il passo evangelico della parabola del buon Samaritano. «Ci ricorda quello che conta nella strada della vita è quello che facciamo per aiutare gli altri. Ora, il dolore che ha colpito questa famiglia è il dolore anche nostro, della comunità tutta».
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