la polemica
sabato 9 Dicembre, 2023
di Redazione
È arrivata come un fulmine a ciel sereno la comunicazione di Claudio Cia dove dichiara di autosospendersi da Fratelli d’Italia. Così il commissario del partito, Alessandro Urzì, non ha tardato a rispondere attraverso una nota, nella quale fa presente che il codice etico di Fratelli d’Italia non prevede la possibilità di autosospendersi.
«È abbastanza disarmante la presa di posizione del consigliere Cia – si legge- che, dopo essere rimasto aggrappato per lunghi giorni ad una carica assessorile non concordata con il partito di appartenenza (fatto di per sé gravissimo), ora dichiara di sospendersi dal partito e dal gruppo consiliare provinciale.
Che non ci fosse confidenza con le regole del partito che gli ha permesso di essere eletto per ulteriori cinque anni era chiaro, ma va precisato che non esiste l’istituto dell’auto sospensione da partito e gruppi consiliari. Non si capisce quindi bene a che cosa il consigliere Cia faccia riferimento.
La mancanza di chiarezza verso il proprio partito è un dato che non può essere sottaciuto perché incide anche sul rispetto degli elettori che non sono proprietà esclusiva di nessun candidato o eletto.
Il consigliere verrà invitato, quindi, a chiarire la propria posizione che continua a creare un evidente imbarazzo al partito essendosi collocato su una linea totalmente autoreferenziale, non avendo rispettato nessuna disposizione interna in tutti questi giorni, e che ha assunto la disarmante difesa ad oltranza del proprio assessorato non tenendo conto degli accordi elettorali chiusi prima del voto e nei confronti dei quali anche Cia si era impegnato: se non era di suo gradimento poteva non candidarsi.
Riguardo gli imbarazzi buonisti e ammantati di mielosità del consigliere, si vogliono richiamare alla memoria le ripetute prese di posizione con cui il consigliere – la scorsa legislatura – era intervenuto scompostamente più volte su svariati temi creando più di un incidente diplomatico in maggioranza, comprese le posizioni da cui dovemmo prendere le distanze come quando dichiarò che si confondeva “l’esercizio della gestione della cosa pubblica (riferendosi a decisioni della Provincia, ndr) con Cosa nostra”. Posizioni radicali e imbarazzanti politicamente per l’intero partito, poi riviste dallo stesso Cia sino alla nomina non concordata con il partito ad assessore. Atteggiamenti e correlazioni fra autonomia e terra di mafia sino nelle istituzioni trentine, quelle di Cia, che hanno ferito gravemente la cittadinanza trentina dedita al lavoro ed al sacrificio e che non merita di essere messa in relazione con un diffuso clima di omertà a carattere mafioso.
La coerenza sempre più disordinata di Cia, con posizioni nelle ultime settimane assunte per soli benefici personali connessi ad una carica di assessore, saranno valutate in termini di compatibilità con il codice etico del partito a cui si impegnano tutti gli iscritti e i candidati».
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