L'intervista
sabato 4 Marzo, 2023
di Nicolò Bortolotti
Ormai ci siamo, gli sterrati senesi sono pronti ad accogliere lo spettacolo della Strade Bianche, la classica italiana nata sulle orme della Eroica e che, nel corso degli anni, si è fatta apprezzare a tal punto da essere definita la Classica del Nord più a sud d’Europa. Fin da subito ha riscosso grande entusiasmo e nel proprio albo d’oro ci sono finiti campioni dal calibro elevatissimo, non ultimi Tadej Pogacar e Mathieu Van del Poel, vincitori rispettivamente delle edizioni 2022 e 2021. Nella stretta cerchia di coloro che hanno saputo raccogliere il successo in Piazza del Campo a Siena c’è anche un trentino, Moreno Moser, che a distanza di dieci anni da quella strepitosa vittoria ci ha fatto fare un passo indietro nel tempo tra ricordi ed emozioni, senza tralasciare uno sguardo sul futuro.
Moser, innanzitutto come sta? Si allena ancora?
«Sto bene. Non corro più in bicicletta, adesso mi godo il mezzo senza lo stress delle gare. Ho qualche chilo in più rispetto al passato, e quello in salita si fa sentire, ma in pianura vado ancora forte. Che poi la bici è bella proprio quando stai bene e puoi godertela, perché se smetti di andarci per un periodo, quando ritorni in sella fai tanta fatica ad ogni uscita e diventa meno divertente».
Periodi di riposo che, ad oggi, tra i professionisti esistono meno. Crede sia un bene o un male?
«Fino a qualche anno fa ci si prendeva qualche settimana di pausa a fine stagione, serviva per staccare e ricaricare le batterie sia fisiche che mentali. Oggi invece il calendario non finisce mai, specialmente per chi pratica la multidisciplina. Io credo sia meglio adesso».
Negli ultimi anni abbiamo visto una nuova generazione di ciclisti monopolizzare le corse. Sta tornando il ciclismo di una volta dove in pochi potevano vincere?
«Sicuramente adesso c’è un divario enorme tra i campioni come Pogacar, Vingegaard, Van der Poel, Van Aert e tutti gli altri. In effetti, sembra si stia tornando un po’ agli anni in cui correva mio zio Francesco dove pochi corridori potevano ambire a competere contro i grandissimi del ciclismo. Alla fine sono sempre i soliti a vincere e non è un caso».
Passando alla Strade Bianche, quest’anno la commenterà lei per Eurosport, ma dieci anni fa trionfò proprio lei sul traguardo di Siena. Cosa ricorda di quel giorno?
«Sebbene siano passati già dieci anni, devo dire che ho i ricordi abbastanza nitidi di quel giorno. Abbiamo eseguito alla perfezione quanto ci eravamo detti nella riunione del pre-gara. Sapevamo che tutti avrebbero controllato il mio compagno di squadra Peter Sagan e che sarei potuto essere il jolly in grado di scombinare i piani, così è stato. Sebbene si trattasse già di una corsa molto importante, basti guardare l’ordine d’arrivo per capirlo, non me la sono goduta quanto avrei dovuto. In quel periodo mi riusciva tutto facile, venivo dal primo anno in cui ero riuscito a vincere un bel po’ di gare e forse anche per quello l’ho un po’ sottovalutata. Per capirci, al traguardo ero già focalizzato sulla Tirreno-Adriatico che sarebbe scattata di lì a pochi giorni. L’ho apprezzata molto di più con il passare degli anni».
Quest’anno invece come la vede?
«Su Eurosport (ride). No, scherzi a parte spero che ci sia grande spettacolo anche se dispiace non vedere al via Wout Van Aert e Tadej Pogacar, due che avrebbero sicuramente regalato spettacolo. Però ci sarà Van der Poel e secondo me pochi potranno giocarsela con lui, anche se spero in un po’ di battaglia perché sennò rischia di diventare una corsa noiosa, come quella vinta da Pogacar lo scorso anno. L’unico che forse potrebbe tenergli testa in una gara del genere potrebbe essere Julian Alaphilippe, anche se dopo gli incidenti avuti nelle ultime due stagioni, non è più tornato al top».
Noi aggiungiamo che anche Tom Pidcock potrebbe essere della partita, così come Tiesj Benoot, già vincitore nel 2018 con un assolo incredibile. Tra le fila della UAE, in assenza di Pogacar, ci sarà un team capitanato dal belga Tim Wellens che proverà a a conquistare la vittoria in quel di Siena dopo il terzo posto ottenuto nel 2017 alle spalle di Michal Kwiatkowski e Greg Van Avermaet, ma da non sottovalutare saranno anche i suoi compagni Alessandro Covi e Diego Ulissi. Occhio anche ad Alberto Bettiol della EF, altra freccia di un arco italiano comunque non troppo tarato.