Il caso
sabato 13 Luglio, 2024
di Redazione
Venticinque anni. Tanti ne sono passati dal giorno in cui il «Pirata» Marco Pantani fu fermato a Madonna di Campiglio, durante il Giro d’Italia, per un’eccessiva presenza di globuli rossi nel sangue, verosimilmente dovuta al uso di sostanze dopanti. Oggi la Procura di Trento riapre il caso. Dalle informazioni sinora disponibili, lanciate dall’agenzia Ansa, la vicenda si snoda intorno a un possibile giro di scommesse clandestine legate alla camorra che provava proprio a evitare la vittoria del campione romagnolo nella classifica finale alla fine del Giro. Una storia di cui il primo a parlare della vicenda fu il noto ex bandito Renato Vallanzasca, ieri sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti, nel carcere di Bollate anche se – a quanto sembra – il detenuto, in precarie condizioni di salute, non sarebbe stato in grado di rispondere. Il fascicolo è stato affidato alla pm Patrizia Foiera.
Le indagini che hanno portato alla riapertura del fascicolo risalirebbero all’anno scorso: la direzione distrettuale antimafia trentina, ed erano state corroborate proprio dalle rivelazioni di Vallanzasca oltre che dalle intercettazioni di alcuni malviventi. La criminalità organizzata sarebbe intervenuta proprio per far perdere la maglia rosa al campione. Convinti della necessità di indagare si sono detti anche i legali della famiglia del ciclista, da sempre convinta che il «Pirata» fosse caduta vittima di una sorta di trappola che ne avrebbe finito per segnare il declino dopo gli allori di una straordinaria carriera, fino ad arrivare alla morte violenta del campione. L’indagine è condotta su un modello 44 ,vale a dire senza indagati né titolo di reato.