I dati

domenica 3 Novembre, 2024

Ciclobox, in crescita l’utilizzo a Trento. Bene Piedicastello, male via Bartali

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Il sindaco Ianeselli: «La bici elettrica può essere una rivoluzione»
Ciclobox san severino

La politica, intesa come amministrazione, a volte richiede tempi un po’ più lunghi, bisogna aspettare e poi raccogliere dati per comprendere l’efficacia delle misure introdotte. In questo senso i dati sull’utilizzo dei ciclobox a Trento dicono che i cittadini si stanno abituando alla novità, che sono sempre più usati, ma che c’è ancora un netto divario nell’utilizzo della bici tra le differenti stagioni. «È proprio su questo che dobbiamo lavorare – spiega Franco Ianeselli, sindaco di Trento – I ciclobox funzionano, ma diventano ancora più importanti se li inseriamo in un cambio delle abitudini per cui da una parte serve un passa avanti culturale e dall’altra se tutti, pubblico e privato, ci impegniamo per supportare chi compie scelte di trasporto sostenibili».

I dati

I numeri dicono che i ciclobox più utilizzati sono Ospedale, Piedicastello, Sanseverino, Stazione e Unterveger. In particolare Stazione ha un andamento più regolare, legato probabilmente alle abitudini dei pendolari che usufruiscono dei treni, mentre gli altri ciclobox vivono di picchi positivi e negativi particolarmente marcati.

 

Sindaco, che bilancio fa dei ciclobox?

«Guardando i dati penso a quando li abbiamo introdotti. Abbiamo ricevuto apprezzamento da molti cittadini, dagli amministratori di altre città, ma anche qualche critica. C’è chi si faceva i video la notte, inquadrandoli semi-vuoti, e parlando di un “emblema del fallimento” della mia amministrazione. I numeri ora ci piacciono e ci dicono che avere uno spazio in cui mettere in sicurezza la propria bici è una cosa che i cittadini ci chiedono. Alcuni perché la usano per lavoro, altri magari perché risiedono in quella zona e non hanno un garage o cantina in cui metterla».

Non tutti però sono molto utilizzati.

«È vero, abbiamo riscontrati che alcuni hanno un basso utilizzo e provvederemo a spostarli. Penso ad esempio a quello di via Bartali, fino a «IlTQuotidianoArena». Pensavamo che potesse essere utilizzato da chi si reca a lavorare in quella zona, ma non è così. Lo sposteremo dove c’è più bisogno, ma poco male. La politica è fatta anche di analisi, correzioni e miglioramenti. In quest’ultimo senso penso anche al nuovo ciclobox che realizzeremo vicino alla stazione e che sarà anche dotato di docce, sul modello delle città europee».

I dati ci dicono anche che l’utilizzo dei ciclobox, e quindi della bici, è più marcato in primavera ed estate, mentre diminuisce in inverno.

«Credo sia una questione di abitudine e di cultura nel rapporto con la bicicletta e con la mobilità sostenibile. C’è chi dice: “A Trento fa freddo”. È vero, ma anche ad Amsterdam o a Berlino fa freddo, e nella capitale dei Paesi Bassi piove molto più che da noi, eppure le persone scelgono lo stesso la bici tutto l’anno. Il Comune deve mantenere ciclabili sicure e pulite, poi serve anche un salto culturale. Fare politiche di mobilità significa anche accompagnare tendenze che sono lente, generazionali e non fermarsi all’oggi. Poi noi non vogliamo imporre la bici a nessuno, ma mettere chi la vuole utilizzare nelle condizioni di farlo al meglio. In Italia le ciclabili ogni tanto mi sembra che siano viste come fissazioni delle giunte di centrosinistra, ma fuori dalla penisola ci investono tutti, indipendentemente dal colore politico».

In questo senso che evoluzione possono avere, come servizio, i ciclobox?

«Penso al rapporto con le bici elettriche. Una loro diffusione può essere rivoluzionaria per il rapporto tra i residenti delle colline e la città, con la bici elettrica si risolve il problema delle pendenze. Perché questo funzioni però servono ciclabili e luoghi dove metterle al sicuro».

Parlava prima delle docce nel futuro ciclobox della stazione. Ecco ad Amsterdam e Berlino questo è un servizio che danno anche le aziende ai loro dipendenti.

«Certo ed è essenziale che sia così anche da noi. Per fortuna vedo che sempre più le nostre imprese prevedono la figura del mobility manager e questo aspetto va incentivato. Non dobbiamo sempre inventarci qualcosa di nuovo, basta imparare da chi fa meglio di noi ogni tanto».

Una critica che le è stata mossa è che nel piano per la mobilità avete puntato molto sulla bici e non abbastanza sul trasporto pubblico.

«Ci può stare, sappiamo che in questo momento il trasporto pubblico vive delle criticità che non permette di aumentare le corse e portarle al numero che vorremmo. Da una parte speriamo che il lavoro dell’Academy di Trentino Trasporti aiuti a risolvere i problemi di organico, dall’altra puntiamo sul fatto che sistemi come Nordus, Brt, il rafforzamento della Trento-Male e in futuro il tram, renderanno più efficiente il trasporto pubblico anche a parità di corse».