infrastrutture
martedì 5 Novembre, 2024
di Leonardo Omezzolli
Pali, tralicci, montanti, tettoie, bulloni, cavi, piantoni, spoiler, parapetti, tiranti, ancoraggi e grigliati, tutto in acciaio o in lega metallica poggiati per decine di metri a picco sul Garda tranciando trasversalmente le scenografiche falesie che sono icona del paesaggio gardesano. È questo ciò che appare dalle primissime rappresentazioni grafiche delle future passerelle della ciclovia del Garda. Le immagini valgono più di mille parole e quando la sezione trentina di Italia Nostra è entrata in possesso dei rendering dei progetti per la passerella a sbalzo progettata dalla Provincia di Trento per i tratti altogardesani, lo shock è stato intenso.
L’impatto paesaggistico che ne deriverà sarà enorme o, comunque la si veda, destinato a modificare per sempre il caratteristico panorama, sia per la soluzione tecnica individuata, che acuisce l’impatto rispetto al cugino tratto limonese per la presenza di una tettoia, sia per le dimensioni del tratto a sbalzo ben superiori rispetto al tratto lombardo, il quale, proprio perché più stretto, non rispetta le norme che ne identificherebbero il tratto come ciclovia. Più sporgente, più invasiva. «Sfatiamo il mito di descrivere questa ciclovia come la più bella d’Europa – attacca la presidente di Italia Nostra Trento Manuela Baldracchi – La struttura deve essere vista nel suo complesso e se ci si sposta dalla visuale “ingannevole” data dal passeggiarci sopra, allora si può riconoscere in toto l’impatto paesaggistico. Sappiamo che il solo sbalzo dalla roccia della falesia passerà dai 3 metri dell’attuale tratto di Limone ai 5 metri nella progettazione trentina». E, come detto, al di sopra uno spoiler con tettoia metallica a protezione degli utenti. «Spoiler più largo della passerella che amplificherà l’impatto ambientale e che sappiamo avrà la capacità di tenuta di eventuali distacchi di circa un metro cubo di materiale. Ciò significa che lo sfregio non sarà dato solo da questa protezione piuttosto inutile visto i numerosi eventi franosi accorsi in questi anni, ma anche dall’imponente sistema protettivo di mitigazione del rischio, ossia da file e fila di barriere paramassi, di tiranti e di reti per imbrigliare le rocce e contenere eventuali frane.
Le falesie saranno deturpate orizzontalmente dalla ciclovia e da file di barriere paramassi che oggi sporgono di 5 metri dove installate, ma che nei tratti in questione dovranno raggiungere un’esposizione di 7 metri». Italia Nostra, così come il Coordinamento interregionale formato da decine di associazioni ambientaliste, non trovano spiegazione alcuna che giustifichi la volontà di completare l’anello ciclopedonale di 160 chilometri. «Perché dobbiamo sfregiare il paesaggio? – Insiste Baldracchi – Perché vogliamo portare qui ancora più turisti visti i già ampi problemi di sovraffollamento? Ma soprattutto perché continuiamo con questa progettazione a sbalzo? Ricordiamoci che il progettista originario della Gardesana l’ingegner Riccardo Cozzaglio – chiarisce la presidente di Italia Nostra Trentino – proprio nel punto in cui la Provincia di Trento vuole realizzare questa passerella ha fatto realizzare delle gallerie. Una scelta adottata proprio per la pericolosità dovuta agli eventi franosi che si potrebbero verificare in quel punto come negli altri esposti».