Riva del Garda
domenica 25 Febbraio, 2024
di Chiara Turrini
«Alla fine degli anni Venti del Novecento, l’ingegner Cozzaglio era al lavoro per progettare una nuova strada che costeggiasse il lago di Garda sponda ovest. Il principio adottato fu: non si deve vedere dal lago. Per questo convocò un suo brillante collega, l’ingegner Angelini, il quale studiò la piantumazione di 250 mila esemplari di alcune specie arboree come cipressi, pini neri e oleandri, per abbellire una strada che era, a quel punto, anche un parco. Ebbene, Maurizio Fugatti ha detto l’altro giorno che realizzare la ciclovia non è come fare un giardino botanico. E invece no, perché la Gardesana stessa è una strada-parco, un capolavoro di progettazione che oggi la ciclovia rischia di rovinare per sempre». Con questo paragone storico, l’architetta Alberta Cazzani, docente al Politecnico di Milano, ha raccolto uno scroscio di applausi dalla platea che ieri mattina si è riunita nell’Auditorium delle scuole medie Scipio Sighele, per ascoltare le relazioni del Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda. In platea, anche gli assessori Lorenzo Pozzer per Riva degli Garda e Dario Ioppi per Arco, oltre alla consigliera provinciale Pd Michela Calzà.
Un incontro lungo, con diversi relatori, che è tornato ad evidenziare le note criticità del progetto trentino della Ciclovia del Garda, aggiornando però la situazione dei costi e della progettazione. «Si parla di oltre 80 milioni per il tratto trentino ovest – ha detto Marina Bonometti, anche vicepresidente del Sal, durante il suo intervento – ma di fatto i costi reali si fermano a quei 17 milioni già stanziati per le unità funzionali 1, in fase di realizzazione e 3. Il resto, ossia 64 milioni, sono calcolati sulla base di preventivi».
Il Coordinamento ha evidenziato come questi preventivi fossero molto inferiori anche per le unità 1 e 3, citando ad esempio la prima, «che doveva costare tre milioni, e siamo a 14».
Dubbi anche per i costi dell’unità funzionale 2, che tocca la Casa della Trota: «Il T ha pubblicato la notizia che si tratterà di un tratto non esposto, tutto in roccia, ma non sappiamo nulla. Anche i costi saranno diversi? E come sarà il rendering? (non ci sono ancora masterplan ufficiali pubblici relativi all’unità funzionale 2, Ndr)».
Il Coordinamento ha evidenziato anche la pericolosità del tratto di strada di fronte all’Hotel Pier: per quel pezzo di ciclovia, la Provincia ad oggi pensa ad una segnaletica orizzontale con conseguente restringimento della carreggiata. Insomma, un tratto seppur breve di Gardesana che diventerà ad uso promiscuo bici-auto, e quindi ancora meno sicura.
L’intervento del geologo consulente del Coordinamento, Agostino Pasquali Coluzzi, ha quindi sottolineato una volta di più il dato della pericolosità idrogeologica del progetto, e ha evidenziato come, oltre alla necessità di studi ulteriori, c’è anche il bisogno di una sorta di centrale di controllo sovraregionale per monitorare e gestire eventuali episodi franosi che interesseranno in futuro la ciclovia. «Il rischio è calcolato in modo sbagliato, – ha detto il geologo -perché tiene conto solo dello storico delle frane cadute lungo la Gardesana. Ma sassi più o meno grandi cadono anche nei tratti di costa senza la strada, però non abbiamo registrazioni di questi fenomeni. E poi, serve una centrale di controllo che registri e monitori gli eventi franosi, con regole sulla gestione. Ma in questo caso, rischiamo di avere una ciclovia del Garda tenuta chiusa 365 giorni l’anno».
L'annuncio
di Leonardo Omezzolli
A comunicare la notizia la vice sindaca di Riva Silvia Betta, felice per l’obiettivo raggiunto anche grazie alla disponibilità di spazio messa a disposizione dall’associazione Luogo Comune