L'appello

sabato 30 Marzo, 2024

Ciclovia, Legambiente: «Serve una visione, meno groviglio di acciaio e cemento, più terra e acqua»

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«Alcuni tratti infrastrutturano pesantemente parti di territorio particolarmente fragili e delicate»

Meno acciaio, meno cemento, più rispetto per l’ambiente, per il paesaggio, per la natura che, si sfalda senza preavviso, per un territorio delicato e unico che deve essere tutelato. Sono semplici eppure dirimenti le richieste che i circoli legambiente di Verona, Montebaldo il Tasso, per il Garda e Legambiente regionale Veneto Lombardia, Trentino oltre che Legambiente Nazionale hanno chiesto alla politica sovraregionale. Una missiva indirizzata a tutte e tre le regioni coinvolte nella realizzazione della Ciclovia del Garda. Per Legambiente le vie da percorrere sono quelle della maggior tutela paesaggistica che, putacaso, s’intrecciano con la garanzia di maggiore sicurezza. L’obiettivo è quello di andare a disegnare alcune migliorie nel tracciato evitando i tratti a sbalzo, o in costa ove la montagna ha dato o può dare segni di deterioramento. In questi luoghi la volontà è sfruttare la via d’acqua. Risultato: eliminare tratti a rischio, opere tecnologiche impattanti e usare meno cemento e acciaio oltre che grovigli di imbragature montane su gran parte del versante.

Legambiente guarda da sempre con favore allo sviluppo della ciclabilità e delle infrastrutture ad essa destinate, che si tratti di ciclovie dedicate o di percorsi in sede promiscua. «Registriamo compiaciuti la recente crescita di attenzione, di progetti, di cantieri e di prodotti cicloturistici lungo tutta la penisola, una vera e propria rivoluzione ben raccontata dai dati del rapporto Isnart/Legambiente dedicato al fenomeno del cicloturismo che ha evidenziato, proprio nell’ultima edizione di prossima pubblicazione, quanto stia crescendo, in questo contesto, l’approccio che guarda al recupero della viabilità a bassa intensità di traffico già esistente per utilizzarla a fini cicloturistici. È quella che abbiamo definita “Via italiana al cicloturismo”, a sottolineare la necessità di immaginare proposte di percorsi fortemente inseriti, sia dal punto di vista infrastrutturale che socio-culturale, nel contesto territoriale. Prodotti che non siano avulsi quindi dall’itinerario che attraversano e che abbiano piuttosto l’ambizione di integrarsi con esso, migliorarne il profilo e l’offerta di servizi, influenzarne positivamente la qualità e gli stili di vita dei suoi abitanti e dei suoi visitatori.
La realizzazione di alcuni tratti della ciclabile ad anello intorno al Garda si discosta decisamente da quell’approccio andando a infrastrutturare pesantemente parti di territorio particolarmente fragili e delicate, sia dal punto di vista idrogeologico che da quello paesaggistico, con opere a sbalzo costose e dannose che potrebbero essere più ragionevolmente ed economicamente sostituite da tratti affidati alla navigazione lacustre o a percorsi alternativi nell’entroterra. In questo senso chiediamo alle regioni e alla provincia interessate il necessario ripensamento di un’opera che sembra sempre più indirizzata verso un’inesorabile rincorsa tecnologica che richiederà sempre più risorse non solo in fase di realizzazione, ma anche in fase di manutenzione e il cui esito, peraltro, non appare affatto scontato alla luce dei gravi episodi franosi che quotidianamente si registrano lungo il percorso. Il groviglio di acciaio e cemento e la ragnatela di protezioni geotecniche che per chilometri avvolgerebbero il profilo delle falesie, con indubbi impatti sul paesaggio, sull’assetto idrogeologico e sulla biodiversità, è un prezzo troppo alto e mai richiesto dalla ciclabilità di un territorio, un fattore di attrazione da sempre associato al software dello slow tourism piuttosto che all’hardware dell’infrastrutturazione pesante. Nel merito Legambiente invita i soggetti decisionali coinvolti a un tempestivo ripensamento globale del progetto che punti a minimizzare gli esiti di quanto già realizzato o in fase di realizzazione e a migliorare quanto ancora in fase di progettazione facendo ricorso, soprattutto nella parte Nord del lago, all’intermodalità con battelli. Si tratta di un’alternativa già abbondantemente praticata lungo i percorsi cicloturistici di molti paesi nordeuropei con relativo vantaggio anche per il trasporto pubblico locale, nella logica di virtuosa integrazione con il contesto territoriale richiamata in precedenza. Chiediamo che, soprattutto nel tratto veneto della ciclovia, si punti ad un progetto più sostenibile che eviti di distruggere la vegetazione e la naturalità delle ultime spiagge e sfrutti, dove possibile, percorsi più interni la cui delicatezza va comunque il più possibile rispettata perché il cicloturismo deve immergersi nella naturalità dei luoghi una soluzione che eviterebbe, peraltro, l’ipotesi di una realizzazione a tratti da completarsi in un futuro remoto che sicuramente non farebbe il bene di alcun prodotto cicloturistico. Per quanto riguarda la lombardia, dove i lavori con progetto esecutivo si fermano a Gardone per ovvie difficoltà progettuali, chiediamo un ripensamento che anche qui sfrutti la via d’acqua e che quindi venga stralciato il tratto Gardone Limone cosi come previsto nel progetto esistente. Il paesaggio del Garda è unico e irripetibile e ben si presta ad essere goduto, da terra e dall’acqua, a chi intende attraversarlo in bicicletta. Ma per creare un itinerario ciclabile degno di questo contesto c’è bisogno più di visione e immaginazione che di acciaio e cemento, occorre rispettare i limiti dei luoghi, lasciarsi accompagnare dal ritmo lento della corrente, orientarsi fra l’ombra degli ulivi e la maestosità della costa. Solo così la Ciclovia del Garda può veramente diventare una delle ciclovie
più belle d’Italia».