Crisi climatica
giovedì 21 Dicembre, 2023
di Simone Casciano
Ci sono gli eventi meteorologici e poi c’è la situazione climatologica. I primi sono definiti in un breve periodo mentre la seconda si riferisce ad una situazione più ampia dedotta proprio dalla raccolta dei dati relativi allo storico dei vari eventi. Le due cose possono essere collegate ma anche no. Sia gli eventi meteorologici che la situazione climatologica del 2023 però convergono verso lo stesso punto: il caldo. A fare scalpore in questi giorni sono state le temperature registrate in montagna un po’ in tutto il Trentino. A causa dell’inversione termica, infatti, le stazioni più alte in provincia hanno mostrato dati completamente fuori scala per il periodo. In particolare, la stazione di Cima Presena, situata a 3.015 metri d’altezza, da più di 58 ore segna temperature superiori allo zero. Il 18 e il 19 dicembre la media è stata attorno ai due gradi, con la minima sempre sopra lo 0 e massime fino a quasi 7 gradi. Dati completamente fuori scala, guardando allo storico degli stessi giorni negli anni precedenti le temperature erano sempre ben al di sotto dello 0. Si tratta però di eventi meteorologici, per l’appunto circoscritti al singolo momento e soggetti a grandi variazioni. Più significative possono essere le medie del periodo. Quelle della stazione del Passo Tonale, situata a 1.875 metri d’altitudine, raccontano che, se il dicembre del 1994 faceva registrare una temperatura di -4,4 gradi, un anno fa la media è stata di -2,7 gradi. Anche la media annuale è passata da 4,3 gradi a 5,8. «In cima Presena stiamo osservando un fenomeno meteorologico definito – spiega Lorenzo Giovannini, professore associato di Fisica dell’atmosfera all’Università di Trento – Ma è evidente che il 2023 è stato un anno caldo».
Professore cosa sta succedendo su Cima Presena?
«C’è un’espansione di un promontorio anticiclonico dell’Atlantico che ha portato aria molto calda in quota. Si tratta sicuramente di un evento eccezionale per il periodo. Situazione simile la troviamo anche in Marmolada. Le anomalie rispetto alla media climatologica possono essere di 8 o 10 gradi superiori alla media. Vale un po’ per tutte le terre alte. Ad esempio, martedì in Vason e alle Viote c’erano più di 10 gradi rispetto alla media. Però le persone questo non lo percepiscono. Questo perché vivono in fondovalle dove, grazie all’inversione termica, non arriva questo caldo e quindi non ci si rende conto di cosa stia succedendo».
Ecco professore spieghiamo bene come funziona l’inversione termica.
«Certo allora partiamo con lo spiegare che normalmente più si sale di quota più la temperatura diminuisce, ma questo non accade in caso di inversione termica. In sostanza la notte, quando non c’è radiazione, il suolo si raffredda e, facendo così, abbassa la temperatura anche degli strati di atmosfera intorno ad esso. Quindi il raffreddamento parte dal basso e poco a poco si alza. Per questo motivo di notte le zone più fredde si trovano più vicino al suolo. Essendo più pesante, l’aria fredda inoltre si accumula a fondovalle. Durante l’inverno poi, per una serie di fattori come i giorni più corti e i lunghi periodi ombrosi, quest’aria tende a rimanere intrappolata nel fondovalle. Ecco allora che, quando arriva dell’aria calda, essa tende a scivolare più in alto, creando questi contrasti di temperatura. Faccio un esempio: a Feltre nei giorni scorsi si registravano -4,5 gradi, un collega mi ha mandato una foto della montagna sovrastante a 1.500 metri dove invece ce n’erano 9. Quindi una persona che vive nel fondovalle sente freddo la mattina, non si rende conto di quanto stia facendo caldo e non sa che sopra la sua testa c’è una massa calda che lo sovrasta».
Questo fenomeno ha anche altri effetti?
«Sì, sono anche le condizioni peggiori per la qualità dell’aria nelle città. Questo perché l’aria per l’appunto rimane intrappolata nel fondovalle. Questo impedisce la dispersione degli inquinanti che non fanno altro che accumularsi, proprio nel periodo di maggiore uso del riscaldamento. È proprio un circolo vizioso».
Che bilancio possiamo fare del 2023 da un punto di vista climatologico?
«Sicuramente un anno caldo e non servirebbe un esperto per dirlo. Non ho ancora i dati definitivi, necessari per collocarlo nella serie storica, ma direi che se il 2022 era stato un anno da record, per le sue alte temperature, il 2023 c’è vicino e forse lo supererà. Sul fronte delle precipitazioni, abbiamo recuperato dopo la siccità d’inizio anno, riavvicinandoci alle medie. Ma i trend ci dicono che andiamo sempre di più in direzione di periodi siccitosi a cui faranno da contraltare forti piogge».
Da scienziato di fronte a questo scenario che effetto le fanno le parole di chi ancora nega il riscaldamento globale e la sua natura antropica?
«Se serve lo ribadiamo. Non c’è nessun dubbio che il pianeta si stia scaldando, è evidente a tutti. A chi non ci crede estendo l’invito a fare un giro in montagna. Che la colpa sia delle emissioni e dell’uomo è anche evidente».
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