Il lutto
domenica 24 Novembre, 2024
di Davide Orsato
Palloncini bianchi come la poca neve rimasta sul versante all’ombra del Bondone sono volati in cielo assieme a una sua foto. Guardavano, sul sagrato della chiesa, una bara dello stesso colore. Cimone si è stretto nel dolore per l’ultimo saluto a Mirko Petrolli, il ragazzo di 14 anni morto mercoledì dopo tre giorni di agonia, dopo un maledetto incidente sui monti di casa, mentre accompagnava il padre in una battuta di caccia di selezione. Doveva essere un’avventura, una delle «scorribande» come le chiamava con gli amici: è finita in una tragedia. E ieri mattina non c’erano solo parenti, amici e compaesani a dirgli addio, ma moltissime altre persone: diverse centinaia, in una comunità che — di abitanti — ne fa appena 700. Uomini, donne, ragazze e ragazze che, magari, hanno solo incrociato il cammino di Mirko ma hanno voluto esserci, per una testimonianza. La chiesa di Cimone non poteva contenerle tutte e nemmeno il sagrato è bastato: a dare la mano a gestire il via vai di tanta gente, con tante auto, ci ha pensato la polizia locale. E il difficilissimo compito di trovare le parole adatte ad affrontare tanto dolore è spettato al parroco, don Renato Tamanini. Il sacerdote, nell’omelia, ha scelto di rivolgersi ai genitori, mamma Cinzia e papà Gianni: «Anche in questo momento di dolore siete stati meravigliosi. Avete trovato la forza di ringraziare per questi 14 anni in cui avete avuto Mirko con voi. Lo ritroveremo, noi tutti, nella Pace».
Tra i banchi della chiesa, i tanti compagni e compagne che con Mirko hanno condiviso gli anni delle elementari, delle medie e questi pochi mesi, appena due, di liceo scientifico. Tutti al Sacro Cuore di Trento: una grande famiglia. A fine cerimonia, piovono i ricordi su tutti quello del suo migliore amico, Gianmarco, che ha scritto una lunga lettera che non è riuscito a leggere di persona, annichilito dal lutto: «Ho avuto la fortuna più grande di tutte — le sue parole — ti ho conosciuto in primo elementare. Sei stato il mio gigante buone e il mio angelo custode, intervenivi quando ero in pericolo. Avresti voluto diventare un fisico, un biologo, diventare un grande. Ma grande lo eri già. Ricorderò i momenti di gioia, quando mi spiegavi le espressioni, quando guardavamo le stelle in montagna e sognavamo la moto del cuore, quella truccata. E tutto finiva con un panino a sette piani. Ora il mondo è precipitato in una voragine. Quanta strada avevamo ancora da percorrere insieme: ti camminerò a fianco, spalla contro spalla per confidarti il pensiero del momento. Sorriderò al pensiero che se inciampo io sarò lì vicino a te».
Parole a cui fanno eco quelle di Elena, un’amica stretta: «Hai lasciato un vuoto che non si può colmare. Eri una di quelle persone che si incontrano solo una volta nella vita, una luce per chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerti. So che questo non è un addio. Sei nella parte più profonda del mio cuore… quella che nessuno può toccare». La sua «vecchia» classe, la Terza A, ha voluto dedicare «un arrivederci» a un amico che «capace di esserci in ogni momento». Ma anche gli insegnanti hanno sentito il bisogno di condividere il cordoglio: «Abbiamo avuto la fortuna di conoscerti: hai reso la nostra vita più luminosa, regalandoci te stesso senza riserve. Perdonaci, Dio se ora siamo arrabbiati, ci consola solo pensare che Tu abbia per Mirko un progetto più grande».
Al funerale è seguita la cremazione prima dell’arrivo in cimitero. Nei giorni scorsi, la famiglia aveva disposto l’espianto degli organi. Grazie a Mirko altre persone potranno guarire e tornare a sperare.
L'intervista
di Benedetta Centin
L'11 gennaio scorso l'operatrice olistica fu uccisa dall'ex compagno Igor Moser, padre dei suoi figli. «Non ci disse nulla per proteggerci. L'omicida? Rabbia»