La testimonianza
martedì 7 Febbraio, 2023
di Davide Orsato
I primi ad attendere la chiamata sono i cinofili. Potrebbero essere allertati anche nelle prossime ore: le voci che circolano parlano di una mobilitazione che potrebbe riguardare, dal solo Trentino, una ventina di persone, tra conduttori e personale necessario alle operazioni logistiche. La protezione civile trentina e le realtà a esse correlate hanno un lungo know – how in fatto di terremoti ma nel caso del devastante sisma che ha colpito la provincia di Kahramanmaraş, al confine con la Siria, le procedure saranno più complesse del solito. Invece della — rodatissima — macchina di solidarietà tra paesi europei, tutto rischia di essere rallentato dai protocolli più lunghi che si attivano quando si ha a che fare con paesi extra-Ue, come nel caso, per l’appunto della Turchia.
Risultato: la quasi certa mobilitazione dei soccorritori italiani è in mano alla Protezione civile nazionale ma deve ancora essere trasmessa agli enti locali, Trentino compreso. Qualche novità potrebbe arrivare nella giornata di oggi. Ma, intanto, filtrano delle voci di corridoio. I primi a poter essere interessati potrebbero essere i soccorritori con cani da ricerca della Scuola provinciale, ente capofila del soccorso cinofilo in Italia. «Non c’è ancora nulla di ufficiale», spiega il presidente, l’avvocato Nicola Canestrini. Eppure della questione si è parlato ieri in sede di protezione civile provinciale, ragionando anche sulle difficoltà che può comportare il trasporto degli animali in aereo. L’apporto che potrebbe dare il Trentino da questo punto di vista è importante, perché oltre alla scuola provinciale ci sono anche altri volontari formati, quelli di Vocis (volontari cinofili del soccorso). Ma questi ultimi non potranno andare, in quanto non ancora accreditati a livello internazionale, nonostante l’associazione lo richieda da anni.
Ma non ci sono solo i cani da soccorso. Si è parlato anche di un possibile coinvolgimento di soccorritori sanitari, in particolare del soccorso alpino: è quello che potrebbe muoversi con maggiore sicurezza nell’aspro territorio della zona. Anche in questo caso, i soccorritori trentini sono in attesa di indicazioni dal coordinamento nazionale della protezione civile. Apprensione anche nelle imprese della provincia che lavorano in Turchia. Nonostante la lontananza, c’è un rapporto, anche economico tra Trentino e Turchia. Tra le aziende storicamente presenti nel Paese c’è la Sws, importante realtà ingegneristica con sede a Mattarello, ora parte della multinazionale Systra. «Il nostro gruppo — spiega il presidente Paolo Mazzalai — ha da oltre vent’anni uffici ad Ankara e Istanbul». In totale, a lavorare in loco per conto della ditta trentina sono 150 persone, in gran parte ingegneri turchi. Due gli italiani. Nonostante la distanza tra la capitale (circa 700 chilometri) e la città sul Bosforo (oltre mille) dalla zona colpita dal terremoto, tutti i dipendenti sono stati colpiti da quanto avvenuto. «È una tragedia nazionale — spiega Mazzalai — e va sottolineato che la Turchia non è assolutamente un Paese che prende sottogamba la normativa antisismica. Anzi, si può dire che sia tra le più avanzate al mondo che, credo, sia riuscita a evitare un bilancio ancora peggiore di quello attuale in fatto di vittime. L’evento che è accaduto probabilmente riscriverà anche la prevenzione antisismica». Sono poche decine gli italiani in zona, nessuna segnalazione di cittadini residenti a Trento e provincia è arrivata al Commissariato del governo nella giornata di ieri. La zona faceva anche parte di pacchetti turistici ma, come rileva un operatore di Trento «è stata abbandonata negli ultimi anni a causa dei rischi a livello politico». Continuano a essere, invece, molti gli studenti turchi presenti all’università di Trento, sia nella sede del capoluogo, sia in quella di Rovereto. Alcuni arrivano anche dal sud-est del Paese, la zona interessata dal terremoto. Come Ozgur Kaya, 28 anni, studente del master in data science. «Sono molto preoccupato — le sue parole ieri — non riesco a mettermi in contatto con i miei parenti. Le linee sono interrotte».