I dati
giovedì 22 Febbraio, 2024
di Simone Casciano
Se dopo 5 anni di gestione Vittorio Sgarbi del Mart, lui e la giunta pianificano rilanci e immaginano una nuova sede per il museo roveretano, il primo lustro di questo matrimonio è anche un buon momento per fare un bilancio della gestione del critico d’arte. Una gestione più volte difesa dal presidente Fugatti nonostante le varie vicissitudini di cronaca che hanno interessato l’ormai ex sottosegretario alla cultura. Anche nel suo discorso programmatico in aula lo scorso 21 dicembre, l’unico passaggio relativo alla cultura fatto da Fugatti si riferiva proprio a Sgarbi dicendo: «Vittorio ha saputo portare il Mart in una posizione di notevole preminenza, anche al di fuori dei confini nazionali. Una scommessa, lasciatemelo dire, vinta. E a testimoniarlo sono prima di tutto la qualità dell’offerta culturale presentata. Qualità che si è tradotta anche in quantità, perché non può essere che un indice di successo il traguardo dei 180 mila biglietti staccati dal Mart, a dimostrazione che il lavoro di Vittorio Sgarbi e del suo staff è stato apprezzato nei fatti». Sono i proprio i dati però a mettere in dubbio l’esistenza del tanto raccontato «effetto Sgarbi»
I numeri da Collu a Sgarbi
Se consideriamo il 2015, anno in cui ha lasciato la direzione del Mart a gennaio ma curandone la programmazione fino a settembre, come l’ultimo alla guida del museo di Rovereto per Cristiana Collu, nel suo ultimo biennio l’allora direttrice fu capace di portare negli spazi espositivi del Mart, di Casa Depero e della Galleria Civica prima 248mila e poi 238mila visitatori. La gestione Maraniello parte subito con il suo picco assoluto di biglietti, e miglior dato dell’ultimo decennio, i 277mila del 2016. Da lì inizia una considerevole discesa fino ai 138mila del 2019, anno del passaggio di consegne tra l’allora direttore e il presidente Vittorio Sgarbi che, de facto, prende in mano la programmazione del Mart facendosi affiancare, in qualità di direttore amministrativo dal giugno 2020, da Diego Ferretti. Ai dati della gestione Sgarbi va fatta una tara evidente: non si possono valutare quelli relativi agli anni 2020 e 2021 pesantemente influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Guardando però al dato del 2022, circa 173mila visitatori, e anche ai 180mila del 2023 ricordati anche da Fugatti nel suo discorso, non si può, mettendoli in relazione allo storico precedente, non chiedersi in cosa debba consistere questo «effetto Sgarbi». Si tratta di numeri comunque inferiori a quelli della gestione Collu, seppur in ripresa rispetto a quella Maraniello. A questi dati va fatta però un’altra tara, quella dei numeri delle sedi distaccate. Molto importanti soprattutto tra il 2014 e il 2016 grazie a mostre in sedi estere prestigiose. Meglio allora dare uno sguardo al dato del solo Mart, che toglie le mostre «extramuros» dagli anni passati, ma anche il contributo di Palazzo Albere per gli anni di Sgarbi. In questo caso il dato migliore di Collu è il 2013 con 152mila visitatori al museo, quello di Maraniello è il 2016 con 120mila e per Sgarbi è proprio il 2023 con 139mila. Insomma l’attuale presidente sta facendo meglio del suo predecessore, ma senza arrivare ai picchi della precedente direttrice, e non si stanno prendendo in considerazione gli anni della gestione Gabriella Belli. Tra Sgarbi e i suoi due predecessori c’è però una differenza sostanziale.
Budget raddoppiato
Guardando ai report sul bilancio del Mart dalla voce «spese» a partire dal 2019 scompare quella relativa al personale, passato in capo alla Provincia, e pari a circa 2,5 milioni di euro. Nonostante questo, la voce «spese» complessiva non diminuisce, anzi aumenta passando da circa 8 milioni nel 2020 agli oltre 11 del 2022. Questo per una serie di motivi, tra cui l’aumento dei costi dovuto all’inflazione, ma anche dal fatto che viene raddoppiato il budget per le mostre. Le risorse investite passano da 1,5 milioni a 3, raddoppiando rispetto agli anni di amministrazione Collu e Maraniello. Tutto questo però senza che a questo aumento del 100% corrisponda una crescita relativa anche tra i visitatori. C’è di più, ai tempi della realizzazione del Mart, la Provincia commissionò all’Università Bocconi di Milano uno studio di fattibilità. L’ateneo stimò il volume del museo, senza considerare le sedi secondarie, tra i 100mila e i 150mila visitatori l’anno. Quindi il museo ha centrato le aspettative e che anche il contesto incide molto sui risultati.
Sgarbi presenta… Sgarbi
C’è un altro dato curioso che emerge analizzando gli ultimi cinque anni. Da quando il presidente del Mart è Vittorio Sgarbi nelle mostre e nelle sale del museo sono stati esposti quasi 150 quadri della Fondazione Cavallini Sgarbi, e altri 30 dovrebbero arrivare per le mostre già in programma. Inutile dire che si tratta del numero maggiore di opere di un altro ente prese in prestito dal Mart in questi anni. Certo qualcuno potrebbe dire che è comodo avere una fondazione «amica» a cui chiedere le opere necessarie a completare un percorso espositivo, senza doversi rivolgere a più enti facendo moltiplicare i costi di trasporto. Dall’altra parte però è anche vero che venendo esposti ed entrando nei cataloghi i quadri e le opere crescono di valore. In mezzo rimane quello che sembra un evidente conflitto d’interessi. Anche perché alcune opere sono state soggette a puliture speciali a spese del Mart, per circa 6mila euro, e tutte beneficiano dei servizi fotografici organizzati dal museo per le opere esposte.
Il Mart dei sostituti
Infine, la chiusura del primo quinquennio di Mart targato Sgarbi ha portato con sé anche una riorganizzazione dell’organigramma del museo. Sono state infatti create quattro nuove posizioni di direttore e relativi uffici: servizi al pubblico e promozione, mostre temporanee, collezioni museali e sviluppo attività sedi museali di Trento. Fatta eccezione per il primo a tutti gli altri tre è stato assegnato un direttore, rispettivamente Beatrice Avanzi, Denis Isaia e Margherita de Pilati. Si tratta di tre validi collaboratori di lungo corso del Mart, ma tutte e tre le nomine sono state a sostituto direttore.
La pratica utilizzata dalla Provincia, di cui si è scritto anche su il «T» di ieri, per cui invece di fare un concorso per le posizioni viene nominato un sostituto direttamente dalla giunta. Una pratica che in questo caso forse stride un po’ di più perché le nomine dei sostituti non sono andata ad occupare dei posti lasciati vacanti all’improvviso, ma posizioni creante proprio di recente. Perché quindi creare dei posti e poi occuparli con delle nomine discrezionali invece che attraverso un regolare concorso? Anche perché poi, se quando si fanno i concorsi si riserva una percentuale dei posti proprio ai sostituti, il personale non può che essere ancora più scoraggiato e dubbioso all’idea di partecipare.