La storia

martedì 29 Ottobre, 2024

Clem, il parrucchiere del festival di Sanremo: «Dura tenere testa a Bertè e Parietti»

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Clemente Comi, barbiere trentino, ha festeggiato: 35 anni di attività «Annalisa e Angelina Mango persone deliziose»

Da ormai 35 anni «Clem», nome d’arte di Clemente Comi, detta l’acconciatura di Trento, al passo con i tempi e le mode che cambiano. Ed è proprio in occasione di questi 35 anni che il famoso parrucchiere di Trento ha invitato ieri sera nel suo salone amici, parenti, clienti affezionati ma anche le alte cariche politiche, dal sindaco di Trento Franco Ianeselli al presidente della Provincia Maurizio Fugatti, per festeggiare un anniversario che sia al tempo stesso una celebrazione del passato e un buon auspicio per il futuro.
Come nasce «Clem»?
«Ricordo che nel lontano ’89, quando avevo 22 anni, mi ero da poco diplomato e avevo solo qualche anno di esperienza come dipendente. Per fortuna mi sono appoggiato a persone competenti e affidabili, come Lino Miori, mio commercialista, che ai tempi si occupava di gestire le nuove partite Iva sul mercato. L’inizio non è stato facile: la burocrazia era tanta e i costi erano alti. Tuttavia, avevo veramente voglia di lavorare e creare qualcosa di mio. In quegli anni ho partecipato, anche gratuitamente, a Miss Italia, acconciando le modelle che andavano a sfilare. Sono queste esperienze di gavetta che mi hanno portato nel giro di qualche anno a lavorare al festival di Sanremo, con cui collaboro da ormai 21 anni come responsabile di trucco e parrucco di artisti e artiste. All’inizio avevo il mio negozio in un piccolo locale di via Madruzzo, al numero 60, e ora sono in via Santa Croce, con un bel salone di 300 metri quadri. Il duro lavoro paga, ma certo non sarei qui senza l’aiuto degli amici, amiche e dei professionisti che mi hanno accompagnato in questi anni».
Com’è lavorare nel mondo dello spettacolo?
«Chiaramente le cose variano da posto a posto, ma in generale è tosta: il nostro non è solo un lavoro di tecnica e passione, ma anche di relazioni e contatto con il pubblico. Con certi artisti, specie in un contesto come Sanremo, non è sempre facile avere a che fare: ricordo che per tenere testa agli “umori” delle varie Bertè, Bella o Parietti, serviva lo sforzo congiunto di tutta una troupe, parrucchieri compresi. Non volevano essere fotografate senza trucco o in una determinata posa, insomma un bell’impegno. Ma a conti fatti il parrucchiere, un po’ come il barista, è un lavoro che richiede anche delle competenze da psicologo. Devo dire che con gli artisti più giovani il lavoro è un più semplice: ragazze come Annalisa o Angelina Mango sono persone deliziose con cui lavorare. In ogni caso, “chi mi mantiene” sono i miei clienti di fiducia, quelli che ogni giorno affollano il salone a Trento e danno corpo alla nostra vita quotidiana».
Qual è la situazione del sistema dei parrucchieri in Trentino?
«Le scuole sono da riformare, lo dico senza mezzi termini. Mi piacerebbe seguissimo il modello altoatesino, in cuic’è l’artigianato, per cui una persona, per accedere a una scuola professionale, deve avere un lavoro nell’ambito. In questo modo si combina teoria e pratica e permettiamo ai ragazzi e alle ragazze di fare esperienza e gavetta. In Trentino, andando in scuole che fanno fare tantissima teoria, i giovani non capiscono veramente cosa andranno a fare, e spesso finiti gli studi cambiano mestiere. Questo è un mondo per cui serve passione e dedizione, in cui bisogna aggiornarsi e studiare. In concerto con la Provincia e le scuole del territorio, con cui collaboro da anni, è questa la direzione in cui vogliamo andare».
Un periodo particolarmente duro è stato quella della pandemia…
«Certamente, forse il periodo più duro della mia carriera. Anche durante il periodo a casa l’inquietudine era molta, fra costi di affitto, incertezza sul futuro, paura di perdere i clienti. Quando è arrivata la riapertura, abbiamo sospirato, ma è stato comunque difficile ripartire per via dell’insicurezza generale e la mancanza di norme precise».