Sanità
mercoledì 25 Ottobre, 2023
di Davide Orsato
Il cartello è esposto all’interno dell’ambulatorio, vicino alla sua porta: una comunicazione riservata ai pazienti, nessuna polemica. Ma allo stesso tempo è un «grido d’accusa» contro il sistema sanitario trentino, lo stesso che cerca affannosamente i medici, ma poi, non sempre riesce a trattenerli. Al dottor Umberto Borzaga, medico a Cognola, è sembrato proprio di non essere voluto: «Decine di mail, a Comune e ad Apss, ma nessuna risposta. Nemmeno un “no”. Non mi hanno detto niente». Aveva chiesto una serie di cose, di natura pratica: di accendere il riscaldamento un po’ prima, perché un medico con oltre 1.600 pazienti arriva in ambulatorio ben prima dell’orario di apertura. Di mettere il condizionatore, perché se d’inverno rischia di far freddo, d’estate si lotta contro il caldo. Di poter svolgere — a sue spese — dei lavori in bagno. Questo per quanto riguarda la gestione ordinaria degli spazi ambulatoriali. Ma c’è anche il nodo professionale, della medicina di gruppo, dei servizi medici erogabili in studio, della gestione dei pazienti e anche delle ferie. E dei tanti pazienti: la richiesta era quella di ridurre il massimale. Ma anche su questo, nessuna risposta. Da qui la decisione, sofferta. «Il 4 dicembre 2023 terminerà la mia attività». Tra i motivi elencati, il primo è «l’impossibilità di conciliare questa attività, per come nel tempo è diventata, con la mia vita privata e con la conservazione di un adeguato stato di salute psico-fisica».
«Ho scelto di dare le dimissioni — spiega Borzaga — senza ancora sapere cosa andrò a fare, anche se mi sto informando: è l’unica risposta a una situazione di stallo: non ottenendo nessuna risposta è l’unico modo per fare sentire la mia voce». Certo è che con l’addio del dottor Borzaga la situazione dei medici di medicina generale si aggraverebbe di molto a Trento, in particolare in zona collina. Anche perché Borzaga non è il solo. Con lui è pronta a lasciare anche la dottoressa Rosalena Defrancesco, sua moglie, che era appena rientrata a Trento dall’Alto Adige ad agosto: una delle speranze era quella di collaborare assieme a Cognola o a Gardolo, alla fine ha preso l’ambulatorio di Meano, in via delle Sugarine. C’è un potenziale per una «tempesta perfetta», perché dopo il pensionamento della dottoressa Carla Giovannini (ambulatorio a Martignano e a Villamontagna) della dottoressa Margherita Marra (che da Povo andrà in Puglia), la zona era già sguarnita. Oltre seimila residenti in città potrebbero trovarsi sguarnito di medico di base. E anche se nel frattempo dovrebbero arrivare, anche in città, i «rinforzi» della scuola di medicina, i giovani dottori potrebbero non fare la differenza.
La dottoressa Defrancesco era andata rimpolpare le fila della medicina territoriale trentina ad agosto: originaria proprio di Cognola ha a lungo lavorato in Alto Adige. «Una delle possibilità — spiega ora Borzaga — potrebbe essere quella di tornare a lavorare proprio in provincia di Bolzano. Ho avuto meno difficoltà in una zona pur impegnativa, per ragioni linguistiche ma anche geografiche, come la val Sarentino, che non in una città come Trento. È una scelta che ci costa perché abbiamo gli affetti, ma le condizioni in cui lavoriamo non ci danno altra scelta».
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