L'indagine

lunedì 28 Aprile, 2025

Come possono i videogames aiutare i bambini e ragazzi con dislessia? A Trento la ricerca sperimentale, si cercano volontari

di

La serata informativa si svolgerà martedì 29 aprile alle ore 20:00 presso la sede di ScuoL@b in Via S. Croce 49 a Trento. Agli studenti verrà chiesto di giocare con videogiochi proposti su uno schermo o di seguire un training tradizionale

Nei mesi di giugno e luglio 2025 gli studi di ScuoL@b, Centro specializzato nei processi e nella psicologia degli apprendimenti di Trento, ospiteranno una ricerca sperimentale condotta dalle Università degli Studi di Padova e di Bergamo.
Possono partecipare, gratuitamente, al training bambini e ragazzi con diagnosi di Dislessia residenti a Trento e provincia frequentanti la Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado, disponibili a svolgere un allenamento sperimentale della durata di 11 giorni con l’obiettivo di valutare i benefici nelle capacità di lettura che possono apportare programmi di allenamento dell’attenzione visiva basati sull’uso degli action videogames.

La serata informativa si svolgerà martedì 29 aprile alle ore 20:00 presso la sede di ScuoL@b in Via S. Croce 49 a Trento per poter illustrare lo studio e i suoi obiettivi con la presenza del responsabile scientifico della ricerca, il prof. Simone Gori del Dipartimento Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo.

 

VIDEOGIOCHI E DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO:
UN’ALLEANZA INSOSPETTABILE

Già nel 2013 nel suo studio pubblicato anche sulla rivista scientifica Current Biology, l’Università degli Studi di Padova evidenziava come l’utilizzo di videogiochi d’azione (action videogames) potesse migliorare significativamente la lettura nei bambini con Dislessia, attraverso il potenziamento delle loro capacità percettivo-attentive.
Il gruppo di ricerca aveva identificato il deficit di attenzione visuo-spaziale come una delle cause della dislessia. Attraverso videogiochi selezionati, non violenti e adatti ai bambini (validati dal

 

comitato etico dell’Università di Padova), aveva osservato un miglioramento nella capacità di concentrazione e gestione dello spazio visivo, con effetti positivi sulla velocità e sulla correttezza della lettura.
La dottoressa Monja Tait, esperta in valutazione clinica e intervento neuropsicologico presso il Centro ScuoL@b e collaboratrice al gruppo di ricerca, spiega: “Attraverso tecnologie come l’eye-tracker, è stato osservato come le persone dislessiche abbiano una gestione poco efficace dello spazio durante la lettura. L’uso di videogiochi mirati permette di allenare queste abilità in modo divertente e motivante”.

LA NUOVA RICERCA

La nuova indagine che si svolgerà negli studi di ScuoL@b in Via S. Croce 49 a Trento e sarà seguita dal team di ricerca delle Università nei mesi di giugno e luglio del 2025 vorrà approfondire il modo in cui i programmi di allenamento dell’attenzione possano migliorare le capacità di lettura.

Si ricercano studenti, di ambo i sessi, che frequentano la Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado e che abbiano una diagnosi di Dislessia, residenti a Trento e provincia.

Agli studenti verrà chiesto di giocare con videogiochi proposti su uno schermo o di seguire un training tradizionale. I partecipanti verranno assegnati ai trattamenti in modo casuale.

A ogni partecipante si richiederà l’impegno di 11 incontri, così suddivisi:
9 incontri di training consecutivi, uno al giorno in data e orario da concordare, della durata di circa un’ora e mezzo ciascuno, suddivise in due sessioni da 40 minuti di gioco intervallate da un momento di pausa.
2 incontri di test, prima e dopo il programma di allenamento, per rilevare gli effetti attraverso compiti di percezione visiva e di lettura in cui saranno misurate le abilità.

Per chi desiderasse partecipare al training sperimentale potrà candidarsi scrivendo a scuolab.tn@gmail.com

Per illustrare meglio la ricerca e i suoi obiettivi, ScuoL@b ha organizzato una serata informativa martedì 29 aprile alle 20:00 aperta a tutti gli interessati con la presenza del prof. Simone Gori del team di ricerca dell’Università.