L'incontro

giovedì 19 Gennaio, 2023

Comitato NO Valdastico, una revoca per scongiurare l’opera

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Il Coordinamento trentino a Terragnolo presenta la prossima sfida: annullare il rapporto ambientale allegato alla variante del Piano urbanistico provinciale

Estendere il dominio della lotta, direbbe Houellebecq: è ciò che prova a fare il coordinamento trentino «No Valdastico Nord A31», che martedì sera, in un incontro pubblico tenutosi nella sala consiliare del comune di Terragnolo, ha presentato un’istanza di revoca, in via di autotutela, del Rapporto ambientale allegato alla variante al Piano urbanistico provinciale (Pup) riguardante il corridoio Est. Una vera e propria risposta al presidente Fugatti, che in ottobre parlava di «no ideologico alla Valdastico Nord» e che ora dovrà invece fare i conti con un’opposizione procedurale. Nell’incontro, patrocinato dal Comune di Terragnolo stesso e ben frequentato, il coordinamento sottolineava proprio questo: l’iter procedurale con cui la giunta provinciale sta portando avanti la proposta dell’opera non è soddisfacente né da un punto di vista politico né da un punto di vista metodologico. «In questi anni abbiamo assistito a una narrazione fiabesca sull’opera, che non trova riscontro in nessun documento, che non è supportata da nessun studio serio e che non tiene in nessuna considerazione il punto di vista dei cittadini e delle amministrazioni. Non va dimenticato, infatti, che la giunta provinciale ha portato avanti la proposta dell’opera, fino alla variante al Pup, senza tener conto del referendum del 2019 nei comuni di Terragnolo, Trambileno e Vallarsa, della raccolta firme in Vallagarina e, soprattutto, delle numerosissime osservazioni fatte pervenire da 32 enti locali – fra comuni, comunità, Consiglio delle autonomie locali e coordinamento «No Valdastico Nord A31» – la stragrande maggioranza dei quali esprimeva contrarietà all’opera e forte preoccupazione per il suo impatto socio-ambientale». Secondo il coordinamento, il rapporto ambientale sarebbe l’emblema di questo modo di procedere: questo documento non sarebbe, cioè, ciò che deve essere. «Il rapporto ambientale dovrebbe contenere un approfondito studio dello scenario presentato dal piano e dei suoi effetti sociali, ambientali e culturali. In questo senso, dovrebbe essere un documento preliminare di fondamentale importanza per il dibattito e l’approvazione. Peccato che, in questo caso, il rapporto non contenga niente di tutto ciò, ma, anzi, rimandi a una fase successiva per queste valutazioni. È come se ci stessero dicendo, per l’ennesima volta, “intanto andiamo avanti, poi vedremo come fare”». Ecco dunque il motivo dell’istanza di revoca, che, lo ripetiamo, sarà in via di autotutela: chiedere che la provincia riveda il rapporto ambientale per far sì che esso adempia alle sue funzioni. «Ciò che chiediamo – ha concluso il coordinamento – è solo che le cose vengano fatte come devono essere fatte. Vogliamo che ci dicano cosa vogliono fare, come lo vogliono fare e cosa comporta farlo. In altre parole, vogliamo confrontarci seriamente e per davvero». Durante l’incontro c’è stato tempo anche per alcuni interventi dal pubblico. Tra chi ricordava che il no alla Valdastico dovrebbe essere un no tout court e non limitato al progetto di uscita a Rovereto Sud, chi invitava alla calma perché “l’opera alla fine non si farà” e chi, invece, invitava a prendere sul serio gli ultimi sviluppi. Tra questi, da registrare l’intervento del consigliere provinciale Alessio Manica, che osservava come «questo è un passaggio molto avanzato e finora inedito e, proprio per questo, da non sottovalutare. Non è vero ciò che ci viene detto, e cioè che è un passaggio formale, urbanistico, che non porta con sé alcun progetto. Da un lato, infatti, variare il Pup significa fare una scelta ben precisa per il destino di un determinato territorio; dall’altro, il progetto c’è eccome: è lo studio di fattibilità del 2019. Quindi bene l’istanza, ma non basta. Devono intervenire anche gli amministratori locali, che invito ad attrezzarsi tanto sul piano amministrativo e giuridico quanto sul piano ambientale, e deve intervenire anche il Cal (il Consiglio delle autonomie locali), da cui mi aspetto una chiara espressione di contrarietà all’opera».