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martedì 7 Novembre, 2023

Commercio, il Trentino ha perso 200 negozi di alimentari in dieci anni

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Il bilancio viene da uno studio di Confcommercio. Ribaga (Fipa): «Sui costi delle materie prime +44% dal 2019»

Aumento dei costi, divario tra comuni e valli, concorrenza dell’e-commerce e della grande distribuzione. Queste le principali sfide per il settore del commercio alimentare al dettaglio sul territorio, emerse ieri durante la conferenza stampa della Fida (Federazione italiana dettaglianti alimentari) del Trentino presso la sede di Confcommercio. Un incontro introduttivo del seminario dedicato al tema «Neuromarketing per i negozi alimentari», che si è svolto domenica sera presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele. In tale occasione Fida ha fatto il punto sull’andamento di un settore economico, costituito da circa 2.000 imprese su tutto il territorio. Una rete che sta avvertendo i colpi dell’evoluzione del mercato, con un impatto maggiore su periferie e valli. «C’è una netta distinzione tra i cinque comuni più popolosi, Riva, Arco, Trento, Rovereto e Pergine e il resto delle valli, dove abbiamo negli ultimi dieci anni un calo del 20% delle attività del nostro settore», ha dichiarato Nicola Ribaga, presidente Fida del Trentino. Un dato che pesa, considerando che il 55% delle attività del settore si trova fuori dai centri abitati. «Invece nei comuni più popolosi c’è stato un calo numerico ma un’impennata della superficie media. Vuol dire che molti dei più piccoli hanno chiuso ma al loro posto sono nate delle strutture con una superficie molto più grande», ha proseguito Ribaga. «Il settore della distribuzione del dettaglio alimentare è passato, negli ultimi vent’anni a una rete capillare di negozi, a una concentrazione di vendita di grossi volumi in poche attività con grandi superfici di vendita», con il conseguente «spopolamento delle periferie e delle valli dove siamo veramente dei centri di aggregazione, che è diventato anche un centro multiservizi», che affianchi al supermercato anche altri servizi. In tale direzione, aggiunge Massimo Piffer, vicepresidente vicario di Confcommercio Trentino, «il negozio alimentare sarà sempre più ibrido», in risposta alle nuove abitudini del consumatore. «Durante la pandemia ci hanno riconosciuto un valore fondamentale, che è stato quello della vicinanza su tutti i territori e quindi di dare alle famiglie la possibilità di reperire i beni di prima necessità, eravamo una delle poche attività che potevano essere aperte», ha ricordato Ribaga. «Con Confcommercio eravamo in prima linea anche per la stesura dei protocolli di sicurezza sul lavoro. Eravamo gli unici che lavoravamo quindi ci hanno testato, siamo andati alla ricerca dei tamponi, delle mascherine, dei gel», ha riferito il vertice di Fida. Una realtà che, nonostante l’aumento dei costi di gestione delle materie prime del 44% rispetto al 2019, si sta attrezzando per far fronte alle nuove sfide del mercato, dall’e-commerce al boom della grande distribuzione. Novità che impongono un aggiornamento del quadro normativo. «Alla politica chiediamo l’aiuto in contributi, l’abbattimento di alcuni costi e equità di trattamento tra attività fisiche e digitali», ha detto Ribaga. «Chiederemo l’introduzione dei crediti d’imposta e l’azzeramento degli oneri di sistema». «Dobbiamo puntare sui servizi e i servizi alla persona», ha suggerito Massimo Piffer. «L’e-commerce è anche un’opportunità ma ci vuole più formazione e responsabilità da parte di tutti i cittadini», ha poi rilanciato Piffer che, contro «gli acquisti emozionali», propone inoltre «una tassa di scopo che va in funzione del settore pubblico». Alla Fondazione Mach si è poi parlato di nuove visioni del commercio e della formazione come veicolo per restituire attrattività al settore.