l'analisi

sabato 8 Febbraio, 2025

Comunali, niente rinvio. Il centrodestra ci sperava per trovare un candidato sindaco a Trento

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Anche la sindaca Santi sperava in una nuova data per far passare lo scossone dell'inchiesta. Il voto confermato per il prossimo maggio fa invece felice Ianeselli che temeva di arrivare lungo alla Provinciali

Già nel giorno in cui si è svolta l’udienza in camera di consiglio, al Tar, i politici trentini subissavano di messaggi i giornalisti per chiedere se sapessero qualcosa, se il ricorso fosse stato accolto o respinto, se le elezioni si sarebbero tenute a maggio o chissà quando, in autunno o addirittura nella primavera del 2026. Giovedì, però, i giudici amministrativi avevano rinviato la pubblicazione della loro decisione a venerdì, a ieri. E fin dalla mattina le stesse domande: «Quando si vota?». Un messaggio su WhatsApp, sempre ieri, ha informato il governatore Maurizio Fugatti in tempo reale, quando era in corso la conferenza stampa post-giunta, a Mezzolombardo. In contemporanea hanno fatto bip i cellulari degli assessori, che si sono guardati: «Rigettato». Senza commenti, solo sguardi. E quindi, oltre ai commenti ufficiali, cosa pensano davvero i politici trentini di questa sentenza del Tar?

Il centrodestra, sotto sotto…
Fugatti ha detto subito che «è stata riconosciuta al Trentino Alto Adige la propria autonomia». Bene dunque, a livello di principio. Ma politicamente, forse lui ma sicuramente tutto il resto del centrodestra, sperava che i giudici amministrativi accogliessero il ricorso. Che spostassero più in là la date delle elezioni comunali. Per Trento, per il caos che c’è nel capoluogo. Qualche mese in più avrebbe permesso di trovare un candidato sindaco che mette d’accordo tutti. Un orizzonte più lungo avrebbe evitato il rischio concreto, che c’è ora, a meno di 40 giorni dal deposito delle candidature, che la coalizione possa dividersi, andando ciascuno per la propria strada, divisi, e quindi perdenti, sconfitti ancor prima di iniziare a giocare la partita.

Le strategie di Ianeselli
Sempre sul fronte del capoluogo, sperava invece nel rigetto del ricorso — ed è stato accontentato — il sindaco uscente di centrosinistra Franco Ianeselli. Uno slittamento del voto lo avrebbe preoccupato per più di una ragione.
La prima, che è opposta alle preoccupazioni del centrodestra, che gli avversari si sarebbero organizzati meglio. Ora sono senza un candidato, mentre se le elezioni fossero state spostate, chissà se il tempo in più avrebbe potuto far cambiare idea al patron del Trento Calcio Mauro Giacca. Il sindaco temeva però lo slittamento per un motivo ben più importante: il suo futuro nelle istituzioni.
Non è un segreto che Ianeselli sia, ad oggi, il candidato naturale alla guida della Provincia nel dopo-Fugatti, alle elezioni del 2029. Ma un conto sarebbe stato lasciare il Comune sei mesi prima della scadenza del mandato, tutt’altra cosa dopo tre anni di mandato. Cosa, tra l’altro, che avrebbe obbligato il capoluogo a elezioni anticipate. Un rischio.

Santi, questione di tempo
Tornando al centrodestra, un’altra che è rimasta con l’amaro in bocca è la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi. Com’è noto, è al centro dell’indagine Romeo, un’inchiesta che non è ancora conclusa. Non si è dimessa, ma ha già detto che non si ricandida. Per l’esattezza, ha detto questo: «Non mi ricandido alle elezioni convocate in maggio», lasciando intendere che se le elezioni fossero in autunno, o ancora meglio alla primavera prossima, chissà. Forse sarebbe passata la buriana, forse la sua posizione sarebbe stata chiarita. E la ricandidatura riconsiderata. Amaro in bocca, però, come dicevamo. Si va alle urne tra poche settimane, senza Santi.

Oss Emer non molla
Il sindaco di Pergine Valsugana è il regista del ricorso al Tar, e sembra abbia sollecitato anche il ricorso in sede civile depositato nel giorni scorsi. L’obiettivo di «fare tutti i cinque anni di mandato» è diventato una questione di principio. Generale ma forse anche un po’ particolare. Nel senso che vorrebbe fossero rispettati maggiormente i sindaci, come dice ormai da tempo, ma non ha mai nascosto il fatto che il no della politica di destra e di sinistra al terzo mandato per i sindaci lo ha colpito molto. E si è arrabbiato, e c’è chi dice che i ricorsi sul mandato pieno siano una specie di ritorsione. Niente terzo mandato? Allora andiamo tutti in tribunale per fare il sindaco sei mesi in più.
E non è mica finita, perché si annunciano i ricorso: «Ci riserviamo. Vedremo la prossima settimana», conferma il sindaco di Pergine.