Il caso

domenica 29 Dicembre, 2024

Comune-Provincia: scontro sui migranti. Ianeselli: «Politica dell’accoglienza ammassata»

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Con la chiusura delle residenze Fersina e Adige vanno trovati 355 posti per richiedenti asilo. Il sindaco Ianeselli: «Si torni alla sistema diffuso»

I 280 posti per richiedenti asilo, giovano adulti, della Residenza Fersina «saranno recuperati in zona San Nicolò», mentre i 75 riservati a donne con figlio o piccoli nuclei famigliari della residenza Adige «non hanno ancora una destinazione definita, ma siamo al lavoro per trovare la soluzione migliore». Questo il piano della Provincia davanti alle annunciate chiusure delle due residenze per richiedenti protezione internazionale. Un piano «nebuloso e di cui non veniamo informati puntualmente nonostante siano strutture e persone che si trovano sul nostro Comune» osserva il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.

Il piano della Provincia
Come scritto sul «T» di ieri, le due residenze dovranno essere rese vacanti nel corso del 2025. Entro fine anno la Fersina, per i lavori della zona ospedale, ben prima, ossia entro il 30 aprile 2025, la residenza Adige, perché il proprietario della struttura ha chiesto la restituzione. Si tratta in tutto di 355 posti dei 730 previsti dal sistema di accoglienza a cui va trovata una nuova collocazione. «Per gli attuali ospiti della residenza Fersina si sta lavorando per l’area di San Nicolò», spiega il Dirigente generale della Provincia Raffaele De Col confermando l’interesse per l’area controllata dalla curia a Trento Sud. C’è chi ha sollevato dubbi però rispetto alla possibilità che quella struttura possa ospitare un così alto numero di persone. «Gli spazi sono tali da consentire di fare un bel lavoro – commenta De Col – Stiamo definendo il progetto e poi lo condivideremo con gli interessati». Rimane più incerta la destinazione dei 75 ospiti della residenza Adige della Vela, si tratta per lo più di donne, minori, e piccoli nuclei famigliari. «Quella è una situazione un po’ diversa – osserva De Col – Sono soggetti e nuclei più fragili, per cui dobbiamo trovare la soluzione migliore. Non siamo ancora arrivati alla conclusione del percorso ma, in sinergia con il collega D’Urso (il dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali, ndr) stiamo vagliando le ipotesi e gli immobili a disposizione per trovare la collocazione migliore».

Ianeselli critico
Quel che sembra certo è che i 355 posti rimarranno su Trento e in grandi strutture.
«Il modello attuale della Provincia mi sembra quello della scarsa accoglienza ammassata – commenta il sindaco di Trento, Franco Ianeselli – Eppure credo che non sia tardi per tornare all’accoglienza diffusa. Concentrare tutto su Trento, dando anche pochi e scarsi servizi, fa male a tutti. Danneggia loro e la comunità, perché statisticamente fa aumentare anche la devianza. Mi consola vedere che si è diffusa la consapevolezza di un lavoro che danneggia la città». Il sindaco nota poi che della chiusura delle residenze il Comune non era stato avvisato. «Non lo sapevamo e non mi stupisce, non è costume di questa Provincia avvisarci di quello che succede sul nostro territorio comunale. Provincia guidata da una maggioranza a cui appartengono anche quei consiglieri comunali che poi attaccano il Comune per disservizi provinciali. Comunque chiederemo un incontro per capire cosa si può fare. Anche in un contesto negativo, noi non vogliamo rinunciare a trovare le migliori soluzioni». Anche su San Nicolò il sindaco esprime perplessità. «Non credo sia pensabile che abbia una capienza simile a quella della Fersina.
E poi c’è il tema dei trasporti, le persone lì ospitate devono potersi muovere verso la città e quella zona attualmente è scollegata dalla rete del trasporto pubblico». Il sindaco infine non può non notare come anche il bando per l’accoglienza dei nuclei famigliari monogenitoriali, andato deserto in autunno, sia stato riproposto sempre con il cavillo dell’esclusività di Trento come luogo dell’accoglienza. «Dà l’impressione che dietro ci sia un’ideologia chiara. Forse perché temono le barricate in altri comuni. Ma la Provincia potrebbe e dovrebbe avere un atteggiamento di responsabilità e di governo capace di guidare l’intera comunità trentina, dividendo oneri e onori, porsi in maniera autorevole nei confronti delle amministrazioni locali e fare lavorare tutti a sistema. È troppo facile dire “li mettiamo a Trento perché altrove non li vogliono”. Poi in questo caso specifico si sta parlando di mamme e bambini. Non credo che tutti i Comuni del Trentino siano contrari».