Comunità di valle
martedì 8 Novembre, 2022
di Daniele Benfanti
Eletto con 10 voti su 14, a metà ottobre, Andrea Fontanari è da alcune settimane il nuovo presidente della Comunità di Valle Alta Valsugana Bersntol. Quindici comuni, da Civezzano a Levico, dagli oltre 21.000 abitanti di Pergine ai 165 di Palù del Fersina e ai 180 di Vignola Falesina. Dalle cime del Lagorai alle acque dei laghi di Levico e Caldonazzo. Territorio compatto ma variegato. Fontanari dal 2020 è anche sindaco di Sant’Orsola Terme, 1200 abitanti, comune italofono incluso però nella germanofona Val dei Mocheni. «Ma sto studiando il mòcheno in un corso online», ci spiazza subito. A dimostrazione del suo attaccamento alla Heimat locale. Nel suo ufficio in Comunità a Pergine un quadro con i due laghi di Pinè, uno con i tetti dei masi della Valle dei Mòcheni, uno con la rinascimentale Via Mayer di Pergine. Ma sono un’eredità del predecessore, Pierino Caresia (prima presidente, poi commissario), che ha battuto grazie al voto di dieci sindaci del territorio. Fontanari ha 50 anni, formazione tecnica, di professione geometra proprio per il Comune di Pergine (il suo ufficio è «a 120 passi dalla scrivania di presidente della Comunità di Valle» osserva sorridendo) e in passato in Val di Fassa. Il legame con il «suo» territorio emerge da ogni parola. Nel suo comune è stato consigliere di maggioranza per cinque anni, da consigliere di comunità è stato presidente della commissione sport e turismo.
Presidente Fontanari, come si descriverebbe?
«Sono stato un buon atleta. Mezzofondista sugli 800 e 1500 metri. Credo di esserlo anche in politica e nell’amministrazione. Sono stato agonista fino ai 22 anni. Oggi la mia passione sportiva è la mountain bike. Lo sport mi ha formato: sacrificio e lavoro. Sono il meno giovane dei giovani sindaci eletti nell’ultima tornata in Val dei Mòcheni e lavoriamo molto bene insieme».
Al di là della retorica e delle buone intenzioni, crede di avere un gruppo coeso?
«Non è solo formalità: ringrazio davvero Pierino Caresia. Si è sempre lavorato assieme, tra i nostri quindici comuni, con grande condivisione al di là dei campanili. Cercheremo di farlo ancora. Facendo lavorare insieme i comuni, rispettando le loro specificità, utilizzando al meglio i finanziamenti. Essere vicini a Trento è un valore aggiunto. Pergine, nonostante il suo peso demografico maggiore, è insieme città, valle, paese. Ho già avviato una serie di incontri informali. Per la giunta esecutiva, che è formata da un vicepresidente e quattro assessori, i comuni hanno raccolto una rosa di nomi. Sceglierò in base a competenze e disponibilità. Sarà nell’esecutivo un rappresentante per ogni zona del nostro territorio. Minoranza mòchena, Pergine, Piné, Altopiano Vigolana, Laghi».
Le piace la riforma, secondo alcuni solo parziale, delle Comunità di Valle portata avanti dall’assessore provinciale agli Enti locali Mattia Gottardi?
«Credo siano tornate ad essere comunità di comuni, che si sentono al centro. Oggi le comunità sono veramente degli enti intermedi al servizio dei comuni. La riforma è stata snella e puntuale».
Si sente più un politico, pur essendo civico, o un amministratore?
«Credo che politica significhi rispetto della storia. Buona politica e buona amministrazione sono collegate e influenzate reciprocamente. Mi sento anche politico, perché solo amministratori sono i dirigenti e i funzionari comunali».
La Provincia autonoma di Trento è troppo potente secondo lei? Il problema degli ultimi sedici anni, quando dai comprensori si passò alle comunità di valle dellaiane, può essere che la Provincia abbia «avuto paura» di troppe autonomie nell’autonomia?
«Non credo. Soprattutto se la Provincia riesce a dare servizi e proteggere l’autonomia».
Ha un politico di riferimento, del passato o del presente?
«Enrico Pruner. Autonomista della Val dei Mòcheni. Perché era un uomo del territorio, ascoltato e capace di ascoltare, paesano».
Quanto comunica ora che ha una doppia carica, sindaco e presidente di Comunità?
«Comunicare è importante, ma il mio profilo Facebook è privato. Ritengo che si debba comunicare tramite i canali istituzionali».
Un programma di massima peri suoi primi cento giorni?
«Impegnarmi subito per dare un regolamento alla Comunità e più servizi ai comuni, soprattutto tecnico-amministrativi. Implementare l’informatizzazione; lavorare, con la Provincia, all’istituzione di comunità energetiche locali, organizzare incontri informali con i comuni per studiare modalità di risparmio energetico, pensare a nuove gestioni associate per i comuni che ne segnalano la necessità, rendere appetibile per i giovani lavorare per una pubblica istituzione».