l'interrogazione
venerdì 21 Marzo, 2025
Con il Pnrr nuovi nidi in Trentino, ma non c’è personale: entro il 2026 servono 200 educatori. Parolari (Pd): «Grave carenza, la Provincia è responsabile»
di Redazione
La consigliera del Partito democratico riepiloga i numeri dell'offerta e i limiti negli organici

Da una parte c’è la positiva risposta a una crescente domanda, dall’altra a fronte di nuove strutture (e nuovi posti) nei servizi nido del Trentino manca un coerente adeguamento negli organici. Risultato: se i fondi Pnrr hanno consentito ai Comuni di progettare nuove strutture, dall’altra non ci sono educatrici e educatori. Tra le 150 e le 200 unità è il fabbisogno. Entro il 2025. A dirlo, esortando la Provincia ad attivarsi in quanto responsabile, è la consigliera provinciale del Pd, Francesca Parolari che in una interrogazione ha chiesto risposte alla giunta.
«È in capo alla Provincia il compito di garantire “a tutte le bambine e a tutti i bambini il diritto a frequentare il nido d’infanzia e altri servizi del sistema dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”. Ai Comuni spetta, in attuazione del principio di sussidiarietà, assicurare “il servizio nido d’infanzia ovvero gli altri servizi del sistema socio-educativo per la prima infanzia a tutte le bambine e a tutti i bambini residenti nel loro territorio”. È una competenza condivisa da cui derivano precise responsabilità», spiega la consigliera del Partito democratico.
Secondo i dati del Dipartimento Istruzione della Provincia, riepilogati da Parolari, al primo settembre 2024 sul territorio trentino sono presenti 102 nidi in 58 Comuni per un totale di 3.940 posti a cui se ne aggiungono circa 400 nel nido familiare – servizio tagesmutter. Con i fondi del PNRR i Comuni sono riusciti a mettere in cantiere nuove strutture, ed entro la fine del 2026 saranno circa 5100 i posti di nido e tagesmutter disponibili a fronte di una platea potenziale di circa 11.400 bambini nella fascia di età 0-36 mesi. La percentuale di copertura sarà circa del 45%, in perfetta coerenza con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea.
«Al raggiungimento di questo auspicabile obiettivo si frappone, però, la gravissima carenza di personale educativo – spiega la consigliera – Secondo dati ISPAT ai 920 educatori già impiegati nei servizi (di cui due terzi a tempo indeterminato), con i nuovi nidi a fine 2026 si avrà bisogno di altre 150/200 unità. Dove trovarlo questo personale formato se già ora il personale educativo manca? La Provincia da qualche anno ha allentato i requisiti per le assunzioni a tempo determinato: è stato stilato un elenco di titoli ordinati a scendere per precedenza, escludendo tra l’altro lauree perfettamente attinenti quali psicologia e servizio sociale, ma nonostante ciò i gestori sono costretti con sempre maggior frequenza ad attingere dall’ultimo titolo utile, cioè il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Per non parlare dell’accesso su posto di educatore a tempo indeterminato, per il quale la Provincia continua ostinatamente a richiedere oltre alla laurea anche l’aver svolto un tirocinio universitario in servizi 0-3, che in termini di qualità non rappresenta un elemento decisivo ma che ha escluso e continua ad escludere persone valide dai concorsi!
Alla luce di queste criticità oggettive, conosciute da tempo la Consigliera Francesca Parolari, attraverso una interrogazione specifica che si allega, si chiede “Con quale personale la Provincia pensa che Comuni e cooperative possano far fronte all’incremento di offerta di posti nido? La Provincia è consapevole che non si può nemmeno immaginare di ampliare servizi educativi solo con personale a tempo determinato in possesso di titoli ridotti? La Provincia intende o no esercitare la funzione che le spetta e provvedere urgentemente ad una seria programmazione del fabbisogno di personale?”
“Nonostante si possa facilmente intuire che la situazione del personale, se non affrontata, metterà in grave difficoltà gli enti titolari e i gestori dei servizi educativi, al punto da non riuscire a tenere aperti i servizi, non sembra che Assessorato provinciale all’Istruzione e Dipartimento competente manifestino al riguardo particolare preoccupazione” chiosa Parolari. “Ciò, purtroppo, solleva il dubbio che non si stia per nulla lavorando, perché alla fine quello del personale è un problema dei Comuni, che hanno voluto i nidi, non della Provincia!” conclude la Consigliera.