La protesta
venerdì 24 Novembre, 2023
di Johnny Gretter
«Rinunceresti a tutto questo? Ai corsi, ai tutor, alle biblioteche, ai dottorati?» È questa la domanda che ieri pomeriggio ha riunito in Via Verdi circa duecento studenti e studentesse, che hanno manifestato contro il mancato adeguamento dei finanziamenti provinciali alla cosiddetta «quota base», le risorse che servono a coprire i costi fissi delle università.
In Trentino, i fondi destinati a UniTrento non sono mai stati adeguati a questa quota base, una mancanza che nel 2023 ha contribuito in modo significativo a creare un buco di 15milioni di euro nel bilancio dell’Università.
L’aumento dei costi a carico di UniTrento, a fronte di una quota base che negli anni è rimasta invariata, è una tendenza sotto osservazione da diversi anni. Nell’attesa dell’adeguamento dei finanziamenti provinciali, l’Ateneo ha portato avanti una politica di riduzione delle spese, come quelle legate alla didattica o agli orari di apertura delle sedi universitarie o interventi minori di manutenzione. Tuttavia, l’adeguamento è rimasto fermo per oltre dieci anni e già nel 2022 l’Università ha chiuso il proprio bilancio con un deficit di 4milioni.
Così, le associazioni studentesche UNITiN e UDU giovedì hanno chiamato in piazza gli studenti e le studentesse di UniTrento, per protestare contro il mancato adeguamento. Assente invece Azione Universitaria, associazione che ha dichiarato di puntare a «lavorare in sinergia con le autorità locali preposte per trovare soluzioni concrete».
«Se non ci sarà una presa di posizione decisa la situazione peggiorerà ancora», ha commentato a margine della manifestazione Gabriele Di Fazio, presidente del Consiglio degli Studenti. «UniTrento è considerata un’eccellenza non solo per la ricerca, ma anche per la qualità della didattica e per l’ampia possibilità di fare esperienze internazionali che arricchiscano il proprio curriculum. Che cosa rimarrà della sua attrattiva se mancano i soldi per tenere aperte le aule studio fino a tardi? Cosa ne sarà della didattica innovativa se le ore di insegnamento saranno meno e sarà impossibile assumere più docenti a contratto? Il bilancio dell’Università non rappresenta un costo per avere in cambio un servizio: finanziare l’Università è un investimento per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Trentino».
La manifestazione si è aperta alle 17 con alcuni interventi della rappresentanza studentesca ed è poi continuata dando spazio a chiunque volesse intervenire. «L’università sarà costretta a fare dei tagli», ha esordito Gianmarco Ruvolo, rappresentante nel Senato Accademico per l’associazione UNITiN. «Tutto questo per sanare una ferita inflitta da quella stessa Provincia che dovrebbe sostenerla. Questi 15milioni ricadono direttamente sulle nostre vite: rappresentano centinaia di borse di dottorato tagliate, migliaia di prestiti bibliotecari non fatti, decine di corsi a scelta chiusi, decine di borse di studio ridotte».
«Siamo stanchi di essere messi da parte e non essere ascoltati», ha proseguito Livia Crisà, anche lei rappresentante al Senato per UNITiN. «Ci ripetono quanto l’Università sia importante per il territorio e chiedono a noi studenti d rimanere. Ma come possiamo decidere il nostro futuro se quella che dovrebbe essere la nostra casa è sorda alle nostre richieste? Se la Giunta non riesce ad accorgersi dei suoi errori saremo noi a conquistarci il nostro futuro».
Molte le voci critiche che si sono alzate contro il governo provinciale. «Non vogliamo essere considerati il fanalino di coda dell’opinione pubblica» ha sottolineato Claudia Sofia Scandola, rappresentante di UDU al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. «Non possiamo continuare a essere considerati dei fuorisede non spendibili in campagna elettorale: la formazione dei giovani deve essere una priorità, non solo a parole. Ormai anche negli alloggi di Opera Universitaria ci piove in testa. Chiediamo spazi sicuri per chi studia, efficienti a livello energetico e accessibili».
Durante la manifestazione, è stato dato spazio anche a un tema centrale a livello italiano: la mancanza di alloggi per studenti e il loro alto costo. «C’è chi deve stare nei b&b per frequentare i primi giorni di lezione, aspettando di ottenere un alloggio universitario», ha spiegato Miriam Balli, rappresentante di UDU. «Non è colpa di Opera Universitaria se mancano posti o il canone aumenta, ma del sottofinanziamento che Fugatti e la Giunta si ostinano a non colmare. Sono una classe politica che lede un diritto costituzionalmente garantito come quello di istruirsi».