giovedì 18 Aprile, 2024
di Benedetta Centin
L’iter per il rientro di Chico Forti in Italia prosegue. E ora si entra nel vivo: è partito il conto alla rovescia. Ieri c’è stato infatti l’ulteriore passaggio alla Corte d’Appello di Trento, per il riconoscimento, da parte dell’Italia, della sentenza di condanna emessa dai giudici americani nei confronti del trentino di 65 anni, 24 dei quali trascorsi in carcere, urlando ancora oggi la sua innocenza rispetto all’omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998. «Il primo passo della procedura prevista per riaverlo in Italia — commenta lo zio Gianni Forti — Fatti recapitare gli atti tradotti negli Usa speriamo che Chico torni il prima possibile. In quale carcere verrà portato una volta qui? Non è dato sapere. Noi accettiamo il verdetto e tutto questo, basta che faccia rientro in Italia, ci auguriamo di potergli dare una terza vita, dopo la prima trascorsa al meglio e quella che è seguita, passata in cella» ha continuato il parente, ieri in tribunale assieme ad alcuni componenti del comitato «Una chance per Chico», tra cui il presidente, nonché amico fraterno di Chico, Lorenzo Moggio e l’avvocato Andrea Radice.
I passaggi verso l’Italia
Dopo che la premier Giorgia Meloni, il 2 marzo scorso, in seguito all’incontro a Washington con il presidente Usa, Joe Biden, aveva annunciato la firma dell’autorizzazione al trasferimento dell’ex campione trentino di windsurf condannato all’ergastolo, al fine pena mai, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva trasmesso al procuratore generale di Trento l’atto, a sua firma, con cui chiedeva di promuovere alla Corte di appello, il riconoscimento della sentenza penale irrevocabile emessa dalle autorità statunitensi nei confronti del connazionale condannato per i reati di omicidio e porto d’armi. Allo stesso tempo, il Guardasigilli aveva trasmesso al Department of Justice le informazioni tecniche richieste in merito alle modalità di esecuzione della pena in Italia.
La convenzione, i tempi
Da evidenziare che il riconoscimento della sentenza americana da parte dell’autorità giudiziaria italiana costituisce un tassello decisivo della procedura per il ritorno del trentino nel suo Paese. «Da Convenzione di Strasburgo la sentenza Usa deve essere replicata, o meglio recepita, e siamo fiduciosi che già nei giorni venga pubblicata dalla corte d’Appello, anche Chico lo è e prende atto che il procedimento per il suo trasferimento in Italia va avanti, l’udienza a Trento è uno dei passaggi previsti e questo è un aspetto positivo — ha fatto sapere l’avvocato dei Forti, Carlo Dalla Vedova, legale storico di Amanda Knox — Gli atti poi verranno recapitati tradotti negli Usa e allora si procederà con l’iter di trasferimento. I tempi? Da allora potrebbe essere questione di settimane ma non ci sbilanciamo» ancora le parole del legale. Del resto era stato precisato fin da subito che le procedure tecniche previste non erano «comprimibili».
Verso «la sua terza vita»
Insomma, familiari, amici e sostenitori di Chico Forti sono fiduciosi, così come lui stesso, sentito al telefono per cinque minuti la sera prima dell’udienza, quindi martedì. «All’inizio era teso ma poi gli amici, quelli del comitato, lo hanno rassicurato e si è rasserenato — fa sapere lo zio Gianni Forti — L’importante ora è dare spazio alla sua terza vita qui, in Italia, lo aspettiamo per riabbracciarlo».