la protesta
mercoledì 19 Luglio, 2023
di Redazione
«Crediamo che ieri si siano scoperte le carte!» commenta questa mattina a mente fredda Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt e responsabile area Apsp, dopo l’incontro di ieri sul rinnovo del contratto pubblico per il triennio 2022-2024. «I problemi delle case di riposo trentine sono da mesi sotto agli occhi di tutti, anche grazie all’attenzione della stampa. Ieri si sarebbe potuto avviare un percorso per rendere il lavoro di OSS ed infermieri più attrattivo e gratificante, invece solo Fenalt ha chiesto che si individuassero spazi per uniformare il contratto APSP con quello di APSS. Una richiesta caduta nel vuoto: nella totale indifferenza di tutti. Non ho parole per descrivere una tale ipocrisia!»
A non soddisfare sono innanzitutto le risorse che la Giunta provinciale ha messo sul tavolo, del tutto insufficienti per contrastare la corsa dei prezzi: «Tutti abbiamo vissuto l’impennata dei prezzi del 2022 – osserva Moser – Non serve essere economisti per capire che il 2,99% di aumento proposto non copre nemmeno un terzo dell’inflazione. Se si fosse trattato di un acconto, saremmo stati i primi a dire che va bene, ma il 2022 si è chiuso definitivamente con il 2.99%».
Un capitolo importante del protocollo d’intesa proposto ieri è riservato alla revisione dell’ordinamento professionale: «Sono da anni che si parla di riforma dell’ordinamento professionale e la Giunta mette sul tavolo solo 15 milioni per più di 30mila lavoratori. Alle APSP, al netto degli oneri vanno di quei soldi circa 1,3milioni di euro. Se vogliamo dare ai colleghi delle case di riposo l’indennità giornaliera di chi lavora in ospedale servono 5 milioni di euro. Così non si fa nulla».
Ma il malcontento del Sindacato non si ferma alle risorse. Fenalt manifesta sconcerto per una clausola inserita nel protocollo che impone alle OSS firmatarie di rinunciare ad azioni di protesta ed auspica che ogni tentativo di comprimere le libertà sindacali sia fin da subito messo al bando in nome della tutela dei diritti dei lavoratori e del miglioramento delle condizioni di lavoro.
«È evidente – conclude Moser – che a queste condizioni non possiamo firmare nessun protocollo: non solo per rispetto dei lavoratori, in primis quelli delle RSA, ma anche, e soprattutto, per una questione di onestà intellettuale: perché non possiamo chiudere gli occhi sulla crisi in cui versano le case di riposo trentine».