Economia
domenica 25 Agosto, 2024
di Gabriele Stanga
L’inverno demografico della crisi delle nascite porterà presto il numero dei pensionati a superare quello di lavoratori e lavoratrici. È quanto emerge dall’analisi della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati di Inps e Istat relativi al 2022 (gli ultimi disponibili). Un quadro che si è già concretizzato al Sud ma che sembra destinato a diffondersi presto anche nel Centro e nel Nord d’Italia.
Infatti, secondo alcune previsioni, entro il 2028 sono destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età 2,9 milioni di italiani, di cui 2,1 milioni sono attualmente occupati nelle regioni centro-settentrionali. Nel periodo considerato dalla Cgia, in provincia di Trento sono state erogate 199mila pensioni contro un totale di 243mila stipendi. Il saldo positivo è di 45mila, poco più della metà di quello fatto registrare in provincia di Bolzano (+87mila) dove pensionati e occupati erano rispettivamente 176mila e 263mila. Un dato complessivo regionale di 375mila pensioni a fronte di 506mila retribuzioni. In Italia, invece, si parla di 22 milioni 772mila pensionamenti e 23 milioni 99mila retribuzioni. Anche qui il saldo è positivo (+ 327mila) ma i due numeri si avvicinano pericolosamente. Nel Mezzogiorno, invece, il differenziale è negativo per 1 milione 94mila unità.
Per contrastare il peso che invecchiamento e crisi delle nascite hanno sui conti dello Stato, il governo ha annunciato una riforma della previdenza integrativa. Il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon pensa ad una quota del Tfr da riservare obbligatoriamente alla previdenza complementare. Una prima ipotesi parla del 25%. L’idea della ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone è invece quella di ripristinare il semestre di silenzio assenso. In pratica se entro sei mesi non si nega il consenso, scatterebbe automaticamente il versamento della quota di Tfr ai fondi pensione complementare.
In Trentino, questi fondi sono 4, con un patrimonio totale che ormai supera i 5 miliardi e mezzo di euro: Pensplan Profi, gestito dalla società Euregio Plus, Laborfonds, Plurifonds, gestito da Itas vita, e fondo Raiffeisen. Laborfonds è il fondo negoziale tra lavoratori e imprese, col sostegno della Regione, mentre gli altri tre sono fondi aperti, cui tutti possono accedere.
La tendenza più recente dei fondi è positiva. In particolare Plurifonds, al 31 marzo scorso, registra un patrimonio di 1 miliardo 465 milioni di euro, cresciuto del 6,19% dal dicembre 2023. Gli aderenti sono 122.603, anch’essi in aumento del 3,08%. Per Pensplan Profi, invece, il patrimonio si attesta intorno ai 110 milioni (+8%), mentre gli aderenti sono 9.854 (+ 6,04%). Relativamente a Laborfonds, il fondo pensione dei lavoratori dipendenti, da poco presieduto dal direttore di Cassa del Trentino Lorenzo Bertoli, al 31 luglio sfiora i 4 miliardi (3 miliardi 989 milioni 848mila euro) di patrimonio, contro i 3 miliardi 795 milioni 735mila euro di inizio anno. Quasi 200 milioni in più nel giro di sei mesi, con un incremento del 5,11%. Gli aderenti hanno superato i 140mila.
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