la polemica

mercoledì 22 Novembre, 2023

Corsi sulla parità di genere, Zanella contro Segnana: «Progetti inesistenti»

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Il consigliere provinciale risponde alle dichiarazioni dell'ex assessora secondo la quale in Trentino i percorsi sull'educazione di genere sarebbero sufficienti

Sono continue le stoccate tra il consigliere provinciale del Pd Paolo Zanella e alcuni membri del centro destra sui corsi nelle scuole (cancellati dalla scorsa giunta Fugatti) che riguardano la parità di genere. Questa volta Zanella risponde all’ex assessora Segnana, che in una nota, aveva dichiarato che «in Trentino i progetti ci sono, ma anche i genitori devono fare la loro parte».

Qui le parole del consigliere Zanella:

«Sarebbe ora che la politica smettesse di prendere in giro cittadini e cittadine. In questi giorni leggo interviste dell’ormai ex assessora alle pari opportunità Segnana che ci racconta come lei la possibilità di fare corsi sulla parità di genere l’ha portata avanti con bandi annuali per iniziative da tenersi anche nelle scuole, previa necessaria validazione di IPRASE. Vero. Peccato che i bandi per le associazioni c’erano anche prima, ma a fianco a queste sporadiche iniziative c’erano soprattutto percorsi strutturati nelle scuole, messe in piedi da figure competenti, in un lavoro coordinato tra l’Ufficio pari opportunità (allora all’Agenzia del Lavoro), IPRASE, il Dipartimento della Conoscenza, l’Università degli Studi di Trento e la Commissione Pari opportunità.

Le iniziative di cui parla Segnana riguardano attività che le associazioni portano nei diversi ambiti, tra cui uno è la scuola. Ma oltre ad essere altro rispetto ai corsi strutturati sulla relazione di genere, le iniziative in questione hanno riguardato la scuola solo raramente. I dati sono impietosi: da un accesso agli atti fatto negli anni scorsi risultava che nel 2020 solo un progetto era destinato alle scuole e nel 2021 solo tre; dalle successive determine si evince che i progetti presentati nel 2022 sono stati 22, di cui solo 4 risolti alle scuole. Dei 22 solo 12 sono stati finanziati, quindi presumibilmente indirizzati alle scuole ne sono stati realizzati solo 2 o 3. Nel 2023 a fronte di 56 domande, 11 sono passate dal vaglio di IPRASE, e i progetti finanziati sono stati 17, quindi rivolti alle scuole statisticamente anche in questo caso 3 o 4 progetti. Stando larghi si tratta di 11 progetti in quattro anni, una media di nemmeno 3 all’anno. Nell’anno scolastico 2017/2018, invece, hanno aderito ai percorsi di educazione alla relazione di genere 23 istituti con l’attivazione di ben 82 percorsi per studenti, insegnanti e genitori. Ecco di cosa stiamo parlando quando diciamo che è stato fatto un danno enorme sopprimendoli! Si sarebbero dovuti estendere e rendere strutturali, non eliminarli! Certo, nessuno pensa che questi progetti nelle scuole siano sufficienti, ma sono assolutamente necessari, perché la scuola ha una mission educativa e raggiunge democraticamente tutti e tutte ed è da lì che deve partire il contrasto alla violenza di genere e la realizzazione di una società paritaria tra uomini e donne.

Ultima nota rispetto all’assegno di autodeterminazione per le donne che hanno subito violenza. È vero che è stato approvato a metà legislatura, ma l’assessora non cita il fatto che la proposta è venuta dalle minoranze e in particolare da Futura (Ghezzi e  Coppola). Ricordo perfettamente che quando presi in mano il disegno di legge per portarlo in Aula, trovai delle resistenze dall’ex assessora Sergnana e dalla sua struttura per modificare il testo che avevo ereditato e prevedere che non servisse la denuncia della donna per beneficiare dell’assegno. Cosa che fortunatamente è poi stata accolta nel momento in cui ho ricordato – sì, all’assessora alle pari opportunità… – che si stava violando la Convenzione di Istanbul, costringendo una donna a denunciare per ottenere supporto, configurandosi così una vittimizzazione secondaria. Giusto per chiarezza e una ricostruzione fedele dei fatti.

Con la speranza – ce ne vuole davvero tanta – che le cose di qui in avanti possano andare meglio per la parità di genere».