Salute

domenica 29 Ottobre, 2023

Covid, «In Trentino emerge un caso ogni cento»

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Stefano Merler (Fbk): «Troppe ospedalizzazioni per 320 tamponi positivi». Secondo l’epidemiologo dell’ex cabina di regia solo l’1,3% dei casi attuali verrebbe diagnosticato dai test. «Così i dati sono inutili se non dannosi»

Quanti sono i casi reali di Covid in Trentino? Una domanda a cui è difficilissimo rispondere, anche se c’è una certezza: molti, molti di più di quelli diagnosticati.
Di per sé questa non sarebbe una novità. Da quando, nel 2020, si è sparsa l’epidemia partendo da Wuhan ci si interroga su questo quesito, tra le tante questioni legate ai tamponi, i falsi positivi e negativi e il grande enigma degli asintomatici. Elementi che hanno fatto sì che un tracciamento davvero efficace diventasse un’utopia. Ma scienziati, in particolare epidemiologi e statistici hanno continuato a provarci. Con l’obiettivo, almeno, di avere una previsione quanto più corretta possibile dei casi «attualmente positivi». Da un anno a questa parte, però, l’allentamento delle misure preventive, con la conseguente riduzioni del numero di tamponi eseguiti, che ora vengono fatti quasi esclusivamente in presenza di sintomi influenzali e respiratori, hanno complicato ulteriormente le cose. La conseguenza inevitabile è la sottostima dei casi. Chi ha studiato l’andamento dell’epidemia si è fatto un’idea: «In base a quello che conosciamo del virus e delle ultime varianti probabilmente i casi noti sono meno del 2% reali». Ad affermarlo Stefano Merler, epidemiologo della Fondazione Bruno Kessler e referente della «Cabina di regia» durante la pandemia.

Dati e stime
La base di partenza sono i dati raccolti dall’azienda per i servizi sanitari e pubblicati sul «T» in edicola sabato. Si parla di 320 casi, su 1.520 tamponi eseguiti, con un tasso di positività del 22,4%. Una percentuale molto elevata. Ma 320 casi sono «pochi» anche se si considerano le persone finite in ospedale per complicazioni dovute a un’infezione da coronavirus: 63 e ai tre casi mortali, per quanto, da quel che si apprende dall’azienda sanitaria, si tratti di situazioni già gravi, che il Covid avrebbe al massimo complicato. «L’ultima stima per l’Italia del tasso di mortalità per Covid — prosegue Merler — parla di cinque decessi ogni mille infezioni, ovvero lo 0,05%. Tre morti nell’ultima settimana significa che con quel tasso di mortalità ci dovrebbero essere almeno seimila infezioni settimanali». Ma la stima aumenta ancora se si conteggiano i ricoveri. «L’ultima stima per l’Italia del tasso di ospedalizzazione — prosegue Merler — parla di uno 0,24%. Siccome ci sono stati 63 nuove ospedalizzazioni nell’ultima settimana questo significa che ce ne dovrebbero essere almeno 26.250 infezioni settimanali in trentino. Siccome ne sono state notificate 340, significa che i casi emersi non sono più dell’1.3%». Si tratta di calcoli effettuati sulla «vecchia» variante Omicron, che circola ancora in una nuova forma, EG.5, nota come Eris. È questa la responsabile dell’attuale «picco autunnale» tanti contagi ma, per l’appunto, un tasso di mortalità e di ospedalizzazione che, al momento, non si discosta dalla sua «versione precedente». «È chiaro che non siamo più nel 2020 — conclude Merler — e nemmeno nel 2021. La situazione clinica non è, per il momento preoccupante. Resta però il fatto che abbiamo rinunciato completamente a capire l’andamento dell’epidemia: non è detto che mancando questo controllo debba andare necessariamente male, ma è una cosa in meno che teniamo sotto controllo». Qualche dato, e vale per il Trentino come per il resto d’Italia però arriva. «La comunità scientifica si chiede — dice sempre Merler — quanto possano essere d’aiuto questi dati. L’orientamento, perlopiù è che non solo siano inutili, ma anche dannosi, in quanto possono dare una falsa percezione della situazione epidemiologica reale».