zootecnia

mercoledì 3 Aprile, 2024

Crisi delle stalle, in sei anni 2.430 bovini in meno in Trentino. Demagri (Casa Autonomia): «Gli allevatori non vengono valorizzati»

di

Il settore zootecnico in Provincia arranca: 13 allevamenti chiusi nel 2023

La zootecnia di montagna è in crisi, in Trentino la quota di bovini da latte fra 2018 e 2023 è diminuita di 2.430 unità. Un trend preoccupante che si unisce alla chiusura di 13 stalle nel 2023, come riportato dal presidente trentino della Confederazione italiana degli agricoltori Paolo Calovi nel corso del convegno sul settore agricolo agli inizi di marzo a Pergine Valsugana. Nel 2022 le aziende che risultano avere chiuso sono circa 33 su 800. Oggi in Trentino sono attive circa 700 stalle con una quota totale di 41.925 bovini e bufalini. A Bolzano invece, dove è impostato il sistema del «maso chiuso», rimangono attive 10mila aziende e 121.750 capi di bovini. Il settore zootecnico in Provincia di Trento produce circa 150 milioni di litri di latte per un valore di 120 milioni di euro e copre circa l’1% della produzione nazionale. La chiusura delle stalle si inserisce in un trend in cui, secondo le statistiche, chiudono in media 10 stalle ogni anno. Il Movimento Casa Autonomia, insieme al Pd e a Campobase, ha voluto «raccogliere le lamentele del sistema allevatoriale provinciale» e ieri mattina ha indetto una conferenza stampa per «sostenere le preoccupazioni del territorio».
«La zootecnia di montagna, fatta di piccole aziende sta vivendo un momento difficile per la loro sopravvivenza. Senza un intervento forte e programmato le stalle vuote continueranno ad aumentare» spiega Paola Demagri, consigliera di Casa Autonomia. Il gruppo si dice preoccupato per i disagi creati dalla diminuzione delle stalle sul territorio e degli esiti negativi che la diminuzione di capi di bestiame ha sui pascoli. La zootecnia copre circa 35mila ettari di prato e 90mila ettari di pascolo, terreni che senza i bovini rischiano di rimanere incolti. Nel mirino di Casa Autonomia c’è la politica dell’amministrazione provinciale, considerata «insufficiente» per arginare il fenomeno. «Per salvare i contadini c’è bisogno di reddito, non servono contributi se il prezzo del latte è a terra» lamenta la minoranza, che critica la politica provinciale «manchevole di campagne di promozione e di pubblicità per questo settore». La situazione altoatesina risulta essere migliore, gli allevatori altoatesini infatti allevano un numero di animali triplo rispetto al Trentino. «La zootecnica è un settore perennemente in crisi – racconta Michele Dallapiccola segretario di Casa Autonomia – Quello dell’allevatore è un lavoro poco attrattivo, dovrebbe essere sostenuto per permettere il ricambio generazionale». L’età media dei contadini è di 52 anni, gli allevatori non riescono ad ammodernare le aziende dal punto di vista tecnologico. Il settore è inoltre messo in difficoltà dalla «scarsità di valorizzazione del latte locale», spiega Demagri: «Il valore del latte a livello provinciale è in sofferenza, il suo costo dovrebbe essere alzato. La zootecnia deve essere sostenuta dal marketing».
Alla luce di queste problematiche Casa Autonomia, Campobase e Pd hanno presentato tre mozioni riguardanti investimenti tecnologici, promozione del prodotto zootecnico e miglioramento del benessere animale. «Quello che vogliamo ottenere con le nostre tre mozioni è portare all’adozione di una adeguata promozione del prodotto zootecnico, partendo da iniziative di pubblicità territoriale, attivando dei tavoli di confronto per dare assistenza informatica a queste aziende che faticano ad innovarsi», conclude Demagri. Presente alla conferenza stampa anche Michela Calzà e Francesca Parolari consigliere provinciali per il Partito Democratico: «Si deve puntare sulla produzione di cibo sano e sostenibile. Per rendere protagonista il comparto zootecnico c’è bisogno di un cambio generazionale e di una riduzione dei costi di gestione. Si deve puntare su un prodotto made in Trentino partendo dalla costruzione di una filiera corta». Nel settore zootecnico mancano anche professionalità: «Manca la figura del casaro, si deve tornare a puntare su questo settore. In Trentino non si può investire solo sull’industria» spiega Roberto Stanchina, consigliere di Campobase. In sintesi deve essere preservata la «agricoltura di montagna» adottando un sistema di promozione della zootecnia simile a quello utilizzato per mele e vino Trentino, dando al dicastero dell’Agricoltura «l’importanza che merita».