Il caso

domenica 23 Luglio, 2023

Csm, ostruzionismo leghista sulle nomine. E l’avvocata Eccher diventa un caso nazionale

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L’avvocata trentina, legale di Matteo Salvini, cerca di bloccare la promozione del giudice che ha indagato il leader leghista

Claudia Eccher, eletta da poco nel prestigioso consesso del Consiglio superiore della Magistratura in quota Lega — è infatti moglie di Sergio Divina e avvocata di Matteo Salvini — è assurta alle cronache nazionali per un inusuale e per alcuni inopportuno ostruzionismo proprio all’interno dell’organismo di rango costituzionale di autogoverno dei Giudici. L’accusa — nemmeno tanto velatamente insinuata dal Fatto Quotidiano — è che abbia cercato di opporsi alla nomina del magistrato Lorenzo Jannelli all’incarico presso la Cedu, la Commissione europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Perché? «Jannelli è il magistrato che ha disposto il rinvio a giudizio per Matteo Salvini sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E la ritorsione, come la vendetta — aggiunge nel suo stile ficcante il quotidiano di Marco Travaglio — è un piatto che va servito freddo».
Questi i fatti che si sono svolti a Palazzo dei Marescialli in una seduta del plenum di inizio luglio. Di una nomina che solitamente passa velocissimamente — anche perché già passata al vaglio di altri organismi — viene fatta richiesta di un’ulteriore valutazione in commissione. La richiesta arriva da Isabella Bertolini, anche lei eletta in quota Lega, sostenuta da Claudia Eccher: «Dobbiamo verificare i requisiti». Altra riunione del plenum del Csm il 19 luglio, l’ostruzionismo prosegue, questa volta con l’«irruzione» del capo di gabinetto del ministro alla Giustizia Carlo Nordio che chiede di rinviare tutto per dare spazio a una nuova e ulteriore candidatura per quel posto alla Cedu. Richiesta bocciata, a maggioranza, quindi l’ennesimo tentativo di ostruzionismo: il relatore del fascicolo si dimette seduta stante e chiede a questo punto lui il ritorno in commissione per trovare un nuovo relatore e di fatto impedire il via libera a Jannelli. Ma il plenum dice no, che il regolamento non lo prevede, che si deve procedere alla votazione.
Ma ecco il colpo di scena: «L’ultima carta — scrive il Fatto — far mancare il numero legale». Come? La consigliera Bertolini, quella che per prima aveva chiesto il rinvio del voto, lamenta un mancamento ed esce assistita da Claudia Eccher. Ed è a questo punto che interviene la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano — «ufficiale di collegamento tra il Csm e il Colle — con una durissima strigliata: «Se noi accettiamo quello che è successo oggi, ossia la paralisi dell’attività del Consiglio per dissenso sull’esito di un voto democraticamente espresso, introduciamo un precedente gravissimo. Questa pratica sottende a una riflessione molto ampia sulla nostra funzione di tutela effettiva dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura». A cui replica, rientrata al suo posto, l’avvocata Eccher: «Ho accompagnato una collega che non si è sentita bene. Ma segnalo che il diritto parlamentare prevede l’ostruzionismo come strumento ammesso». Ma un altro consigliere non ci sta, e precisa: «Ci dispiace che qualcuno non si sia sentito bene, ma in un organo di tale rilevanza di cui tutti conosciamo le regole, quando ci si allontana se non altro si avverte».